Si avvicina il decennale: il 22 settembre del 2004, la rete televisiva Abc trasmetteva la prima puntata di una serie televisiva intitolata Lost.
Come era avvenuto molti anni prima (nel 1991) per Twin Peaks di David Lynch, il mondo della creazione narrativa televisiva non è più stato lo stesso.
All'epoca non amavo molto la fiction televisiva, e prima di Lost ero assai
refrattario a seguire telefilm, series americane.
La scoperta di Lost mi aprì invece una esperienza del tutto nuova.
Con Lost il genere televisivo puro si emancipò definitivamente dal genere sottocultura (anche perché bisognerebbe capire cosa è la cultura, quella vera), e dopo qualche anno, in un decennio, la serialità televisiva è assurta al ruolo di prodotto culturale alto, in molti si sono accorti che la narrazione esperita dalle serie televisive di alta qualità rappresenta un linguaggio di contenuti e forme (e struttura tecnica) di livello molto più interessante di tanta letteratura e di tanto cinema che oggi esprime il mercato della cultura internazionale.
In particolare una seria come Lost - e questa fu la radice del suo planetario successo - fu la capacità di intercettare le domande che si fa l’uomo oggi, l’uomo che vive in
questa epoca bella e terribile, in questi anni, in questo occidente che ormai include anche molta parte d'oriente.
Cosa
ha nel cuore, cosa vuole, cosa desidera, cosa crede, quali sono le sue paure,
cosa spera. Ecco a queste poche e fondamentali
domande rispondeva Lost.
LOST per chi non lo sapesse, racconta
l’odissea di un gruppo di superstiti che si ritrovano su un’isola sconosciuta
in mezzo all’oceano dopo un disastro aereo. Da subito, l’isola si rivela ben strana:
abitata da misteriosi e pericolosi ‘Altri’ che hanno colonizzato l’isola molti
anni prima, per realizzarvi un altrettanto misterioso e inquietante
esperimento. Gli ‘Altri’ sono in agguato, non si sa
bene cosa vogliono, vogliono impadronirsi delle vite, del futuro e del passato
dei sopravvissuti. Non sono per niente ospitali.
Loro, i sopravvissuti, hanno TUTTI
delle imponenti croci personali da portarsi appresso. Queste croci – le loro
storie personali – vengono mostrate attraverso flash-back che si mischiano
alla narrazione di quel che avviene sull’isola. Queste croci hanno a che fare con
la famiglia, prima di tutto. Ciascuno dei sopravvissuti ha un fallimento, un
conto in sospeso, un rancore, un disprezzo, uno sbaglio che gli ha compromesso
la vita: Jack, il medico, il leader: un padre
alcolizzato e competitivo, professore come lui. Un fallimento matrimoniale; Kate, la ribelle, la coraggiosa: una
madre vessata da un marito violento, che lei, Kate ha ucciso; Sawyer, il ‘cattivo-buono’, il rude,
l’antipatico: un padre violento, che ha
distrutto la sua vita e di cui lui, Sawyer, si è vendicato; Locke, il ‘saggio’, il filosofo, il
veggente: un padre truffatore e subdolo, sadico; Charlie, il ‘buon ragazzo’, il
divertente, il compagnone: un fratello
eroinomane; Jin, la coreana, l’ingenua, la
materna: un padre-padrino, mafioso; Sayid:
l’iracheno: un passato da soldato-torturatore al servizio di Saddam; e cosi via…
Ciascuno
di questi personaggi fu indagato con inconsueta complessità, inanellando rimandi, citazioni, connessioni e
interconnessioni da lasciare stupefatti (soprattutto per la difficoltà tecnica di chi dovette redigere i copioni)
Lost riuscì perfino ad imbastire alcune precise risposte alle domande del secolo, di cui sopra (cosa ha nel cuore, cosa vuole, cosa
desidera, cosa crede, quali sono le sue paure, cosa spera l’uomo del mondo nel
XXI secolo ?): La serie ha suggerito che l’uomo del mondo, nel XXI secolo ha dentro il cuore una grande confusione,
che rischia di portarlo al manicomio . Lost risponde che l’uomo del mondo nel XXI secolo è come un sopravvissuto dopo un
incidente aereo: ha perso tutto e non ha più riferimenti, è solo e perso. Lost dice che quest’uomo ha perso i suoi riferimenti, che non sa più da che parte
andare, che vaga in una terra senza punti cardinali, affidandosi – come unica
traccia – a quello che gli tramanda il cuore.
A quello che ha dietro. Che però
è – a sua volta – molto confuso. Perché
quello che l’uomo del mondo nel XXI secolo si porta dietro, ha a che fare con i suoi padri. Ovvero, con le generazioni
che ci hanno preceduto, con quello che abbiamo alle spalle, e che ci ha
lasciato morte, dolore e distruzione (avete presente il XX. Secolo ?) Il passato è dunque ancora presente e
minaccioso, esattamente come il futuro.
E
l’uomo del mondo nel XXI secolo è a metà del guado: i suoi padri lo hanno
tradito, confuso, umiliato e tradito, uccidendo quel senso del sacro, antico e
nobile che fa parte della storia dell’uomo, del suo dna; e allo stesso tempo il
futuro che si presenta di fronte appare ancora più incerto, spaventoso,
temibile.
L’eredità
più grande che l’uomo del mondo nel XXI secolo ha ricevuto in dono è la domanda irrisolta sul SENSO DELLA SUA VITA su QUESTA TERRA: Che ci sto a fare io qui ? Chi o cosa mi
ha voluto qui ? Da chi dipende il mio futuro ? Cosa è il destino ? Ne sono io
partecipe o tutto avviene per caso ?
A
questa domanda LOST ha la presunzione di offrire una risposta precisa: il futuro e quindi il destino non avvengono per caso. Esiste un disegno. Anche se questo disegno è del tutto misterioso. Può essere avvicinato, ma non svelato del tutto.
Il
DESTINO si presenta anzi in LOST come una specie di RIPETIZIONE (o di Karma,
direbbero gli orientali) in cui siamo destinati a rivivere quei nodi che nella
nostra vita personale non abbiamo sciolto, che non abbiamo affrontato, finché –
attraverso questo doloroso passaggio – non possa avvenire una LIBERAZIONE, una
consapevolezza, o una REDENZIONE.
Ma
la Redenzione
che offre LOST è sempre parziale: c’è sempre un confine ulteriore che non è
dato superare perché il CONFINE dell’isola NON E’ CHIARO (è un confine
geografico, o reale ? E’ un sogno? C’è
il sospetto spesso, durante le puntate del serial che tutto quello che vediamo
sia solo una illusione, qualcosa di sognato, oppure di appartenente ad un’altra
dimensione).
I
superstiti NON SANNO dove finisce l’ISOLA e non sanno COSA C’E’ FUORI che li
aspetta, dall’altra parte, e non sanno se ritorneranno mai…
Ma allora in questo quadro così confuso, in cosa crede questo uomo del XXI
secolo ?
LOST
risponde che l’uomo crede ancora alle stesse cose che credeva agli albori dell’umanità: alla prevalenza del BENE, all’amicizia, alla
solidarietà tra persone, all’aiuto, al partorire un figlio e a cercare di
difenderlo da ogni avversità, alla costruzione di qualcosa da condividere, da
vivere insieme.
E’
molto, è poco ??
E’
molto.
LOST
è stato qualcosa di importante, un'opera originale capace di offrire risposte non banali, e a offrire un vero palcoscenico (spettacolare, fantasticamente congegnato) alle
nostre domande, che ritroviamo sempre uguali, dagli albori ad oggi, avvertendo come in esse si incarni tutta la nostra dannazione e la nostra possibile salvezza.
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