Dieci grandi anime. 10. Roger Schutz (4./)
Queste
parole trovano una stretta correlazione con la testimonianza commovente scritta
dal confratello Frère Francois di Taizè, all’indomani dell’assassinio del
Priore, e intitolata significativamente: La
morte di Frère Roger: perché ? (4) Una
testimonianza – da parte di chi lo ha conosciuto molto da vicino – che descrive un uomo davvero molto umano, incapace di trincerarsi dietro la
certezza degli assiomi della fede.
Il dubbio non ha
mai abbandonato frère Roger, scrive Frère
Francois, È per questo che egli amava le
parole “Non lasciare che le mie tenebre mi parlino!” Le tenebre significavano
le insinuazioni del dubbio. Ma il dubbio non intaccava l’evidenza con la quale
egli percepiva l’amore di Dio. Può essere persino che proprio questo dubbio
reclamasse un linguaggio che non lascia spazio ad alcuna ambiguità. L’evidenza
di cui parlo non si situava a livello intellettuale, ma più in profondità, a
livello del cuore. E come tutto ciò che non si può proteggere mediante dei
ragionamenti convincenti o delle certezze saldamente costruite, questa evidenza
era necessariamente fragile.
L’evidenza
di cui parla Frère Francois, fu la grande forza di Frère Roger, la forza che
gli permise di realizzare l’utopia di una comunità ecumenica nel cuore della
vecchia europa, aperta a tutte le confessioni religiose, e capace di parlare al
cuore di uomini di tutte le età, razze e credenze.
Già dalla fine degli anni ’50, il numero
dei giovani che si recavano a Taizè cominciò a crescere in modo
esponenziale. L’alacre, infaticabile
attività di Frère Roger portò, a partire
dal 1962 a
inviare alcuni fratelli e giovani, nei luoghi più sperduti del mondo, o in quei
paesi dell’Oltre Cortina dove allora era davvero molto rischioso parlare di
Cristo e della fede professata da una Chiesa.
Nello stesso tempo, lo stesso Frère Roger
cominciò a trascorrere lunghi periodi in luoghi di povertà ( dall’Etiopia ad
Haiti, dalle Filippine a Calcutta) dai quali compilava la sua lettera, che
veniva poi tradotta nelle diverse lingue, e spedita in molte nazioni a coloro
che cominciavano a conoscere la realtà di Taizé.
E’ esattamente quel processo di fondazione continua, di cui parla
Olivier Clément nel libro che ha dedicato a Taizé. Questa comunità, spiega Clément, non è stata
‘fondata una volta per tutte’. E’
piuttosto una realtà che continua e si sviluppa continuamente. Ciò è dovuto,
suggerisce Clément, alle stesse modalità che hanno accompagnato la nascita di
Taizè, modalità fondate su una visione,
e non su una previsione. “ C’è la visione di Frère Roger, “ scrive
Clément, “ che all’inizio era una
visione di riconciliazione fra i cristiani e di servizio agli uomini tramite i
cristiani. E non era una previsione: non
aveva mai previsto ciò che sarebbe potuto succedere e ciò che è successo oggi.
Prima di tutto abbiamo una personalità fuori dal comune e questa personalità attrae
senza volerlo. Poi abbiamo questo
aspetto di non previsione e di attrazione involontaria che troviamo sempre
nella grande storia del monachesimo. E’
una legge della storia della Chiesa: quando viviamo qualcosa di autentico, le
persone arrivano numerose. Chi si mette a riflettere nella sua camera dicendo:
“fonderò una comunità che attrarrà migliaia di giovani” ha già fallito in
partenza. In questo modo non funziona !” (5)
Questo qualcosa di autentico è esattamente l’evidenza di cui parla Frère Francois. Il progetto di Frère Roger –
quello che gli consentì di ricevere in terra gli onori dei grandi del mondo,
ricevendo ad esempio il premio UNESCO dell’educazione alla Pace nel 1988 o il
Premio Robert Schuman per il suo contributo alla costruzione dell’Europa nel
1992 – giunse a compimento, in una misura oltremodo inaspettata e impensabile
all’inizio, proprio grazie al fatto di basarsi su un cammino personale, umano,
vissuto ed esperito in prima persona. Tu non ignori la fragilità delle tue risposte,
scrisse nella Regola di Taizè,
rivolto a uno dei suoi confratelli, ma anche a se stesso, Ti
senti sprovveduto di fronte all’assoluto del Vangelo. Un credente della prima ora diceva, già
allora, al Cristo: “io credo, aiuta la mia incredulità.” Sappilo una volta per
tutte: né i dubbi, né l’impressione del silenzio di Dio ti tolgono il suo
Spirito Santo. Quello che Dio ti chiede
è abbandonarti al Cristo nella fiducia della fede e accogliere il suo amore. Anche se ti senti tirato da molte parti,
spetta a te fare una scelta. Nessuno può farla al posto tuo. (6)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
4. La testimonianza La morte di Frère Roger:
perché ? di Frère
Francois di Taizé è stata pubblicata, all’indomani della morte del Priore, sul
sito della Comunità, dove ancora è leggibile alla pagina: http://www.taize.fr/it_article3796.html
5. O.Clément, Taizé… Op.cit. pag. 34.
6.
Le Fonti
di Taizè, Op.cit. pag. 11
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