Meritevole la ristampa finalmente in Italia, da parte di Meltemi, la piccola casa editrice di Sesto San Giovanni, di Roma, Firenze, Venezia, saggio capitale scritto da Georg Simmel tra il 1898 (Roma) e il 1906-1907 (Firenze e Venezia), dopo intensi viaggi in Italia.
Georg Simmel (1858-1918), filosofo e sociologo tedesco, è considerato uno dei padri fondatori della sociologia e uno dei più noti interpreti della modernità. Nato nel 1858 a Berlino da genitori di origini ebraiche, studia storia e filosofia all’Università Humboldt di Berlino, dove insegna fino al 1914. Costretto in una posizione marginale dall’antisemitismo dell’ambiente accademico tedesco, Simmel è tuttavia al centro della vita intellettuale berlinese. Nel 1909 fonda insieme a Weber e Tönnies la Società tedesca di sociologia. Nel 1914 ottiene una cattedra a Strasburgo. L’inizio della Grande guerra, tuttavia, gli impedisce di insegnare. Durante la guerra scrive le sue ultime opere, riguardanti esclusivamente la filosofia della vita. Muore quasi contemporaneamente alla fine del conflitto, a Strasburgo, nel 1918.
Si tratta di un piccolo saggio - in tutto non più di 35 pagine (la parte più lunga è riservata a Roma - eppure molto raramente ci si imbatte nella vita di lettore in qualcosa di così straordinariamente denso, e illuminante in ogni singola parola.
Alle tre città amate, Simmel dedica un'opera dal potente significato estetico, riuscendo a cogliere in modo originalissimo, moderno, l'anima, più che la struttura urbana, architettonico o artistica. In Roma l'analisi ruota attorno alla bellezza unica della città prodotta dalla miracolosa unione di una moltitudine di elementi (apparentemente caotici) sparsi nel tempo e nello spazio, in grado di produrre una armonia perfetta. Roma assegna a ciascuno il suo posto, scrive Simmel proprio perché a Roma il passato diventa presente o anche viceversa: il presente diventa a tal punto onirico, sovrasoggettivo, quieto, da sembrare il passato.
In Firenze, Simmel ritrova i temi della fusione tra spirito e natura che ne hanno fatto la città simbolo del Rinascimento, non soltanto storicamente, ma anche nella modernità. Firenze, scrive Simmel, è la felicità degli uomini compiutamente maturi che hanno raggiunto l'essenza della vita o vi hanno rinunciato e che, per tale possesso o tale rinuncia, vogliono cercare unicamente la sua forma.
Infine in Venezia, forse il saggio più intenso, Simmel si concentra sul tema dell'assenza della verità, in una città dominata dalla realtà esteriore, dall'estetica, che pregiudica l'armonia delle parti, dando luogo alla tragedia della modernità. Venezia, scrive Simmel, conserva tale bellezza come pietrificata, incapace di contribuire alla vitalità e allo sviluppo del vero essere.
Un libro che si legge in un fiato e che resta, come consolazione vera e punto di riferimento. Con una ottima introduzione di Andrea Pinotti.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.