Un gruppo di misteriosi benefattori
venuti dall'Oriente. Una delle piu' raffinate e preziose ville
del '500. E il primo teatro d'acque di Roma, oggi tornato ai
tempi in cui qui venivano Vasari, Michelangelo e piu' alti
intellettuali dell'epoca.
E' il piccolo miracolo che si e' compiuto, celato e senza
clamori, a Villa Giulia, massimo esempio di villa rinascimentale
voluto da Papa Giulio III alla cui realizzazione tra il 1550 e
il 1555 parteciparono tutti i piu' grandi artisti, oggi sede del
Museo Nazionale Etrusco.
Da qualche settimana la villa sorprende
i visitatori con un Ninfeo, cuore dei suoi splendidi giardini
con la fontana ideata e scolpita dal Vasari e dall'Ammannati, le
cariatidi a sorreggere la balconata in marmo travertino e il
mosaico dedicato a Tritone, tornato allo splendore di 500 anni
fa.
"Tutto e' iniziato nel 2014", racconta all'ANSA Alfonsina
Russo, Soprintendente per l'archeologia, beni architettonici e
paesaggio dell'area metropolitana di Roma, Viterbo ed Etruria
meridionale, che fino a pochi mesi fa, prima della riforma del
Ministero, aveva il suo quartier generale proprio a Villa
Giulia. "Da tempo cercavo aiuto per il Ninfeo - spiega - Non
solo era ormai grigio, infestato di muschi e muffe, ma
iniziavano i primi problemi strutturali, soprattutto al mosaico.
Le forze interne, purtroppo, non erano sufficienti".
Poi una
sera, un concerto con una delegazione giapponese, una visita a
Villa Giulia, un colpo di fulmine e l'offerta a sorpresa:
"potremmo finanziarlo noi". Contributo di 25 mila euro (senza
neanche i vantaggi dell'Art Bonus essendo stranieri) e un'unica
richiesta: "questo gruppo di imprenditori giapponesi, del campo
dell'editoria, vuole rimanere anonimo e misterioso", dice la
Soprintendente.
Cosi' a settembre 2015 sono partiti i lavori, condotti dal
Consorzio Kavalik. "La battaglia piu' difficile - racconta il
restauratore Antonio Giglio, che vi ha lavorato con Alessandro
Ferradini e Kristian Schneider - e' stata contro la vegetazione.
Da un lato dovevamo eliminare i depositi delle alghe, con
potenti biocidi in modo che non tornassero a crescere.
Dall'altro, volevamo risparmiare le piante delle nicchie".
Si e'
intervenuto poi sul mosaico del Tritone, piccolo gioiello di
epoca romana "probabilmente ricavato da una piu' ampia
pavimentazione di un edificio, forse, termale" che per un
cedimento del supporto una dopo l'altra iniziava a perdere le
sue millenarie tessere bianche e nere.
Ed ecco la sorpresa:
"eravamo abituati a vedere il Ninfeo tutto di un colore con la
pavimentazione ormai nera", dice la Russo.
"Eppure qualche
anziano dipendente di Villa Giulia - prosegue Giglio -
raccontava di colori. E anche antichi disegni suscitavano
dubbi".
Pulitura dopo pulitura, eccoli riemergere: un ventaglio
di marmi policromi, dal giallo antico al verde e pavonazzetto,
venati di bianco, massima espressione di raffinatezza nella moda
del cinquecento, a esaltare invce la bianchissima bellezza delle
otto Cariatidi erette a emiciclo.
"Che non sono tutte uguali -
sottolinea Giglio - Noi le abbiamo sempre viste molto serie.
Invece le quattro in seconda fila ridono palesemente".
Il
motivo "dovremmo chiederlo a uno storico dell'arte. Forse -
ipotizza la Russo - simboleggiano il dualismo della tragedia e
della commedia nell'antichita' classica", tanto piu' che il
Ninfeo, in origine ricco anche di decorazioni, nacque proprio
come teatro d'acque per attori e musici. "Oggi - conclude la
Russo - ha ripreso vita. Basta guardarlo per immaginare i
banchetti di Papa Giulio III, quando qui venivano il Vasari,
Michelangelo, altissimi intellettuali". E i misteriosi
donatori? "Sono rimasti a bocca aperta, felicissimi. Ma, sempre
avvolti nel mistero. Non hanno voluto nemmeno un'inaugurazione
ufficiale perche' li ringraziassimo".
fonte ANSA
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.