ocra
nel
pietoso ardore del pomeriggio
una
luce fiamminga era scesa su Roma
disintegrava
i tetri covoni d’ombra all’angolo
delle
piazze e il temporale naufragato lontano
prima
del silenzio inderogabile di un’altra
sera
sfortunata, di un chiudere le porte
alle
morte foglie di primavera, le nuove
erano
lampi improbabili nel vento asciutto
del
ritorno, erano misteriose vite nel momento
perduto
venuto al mondo,
vendite
di immortalità, cicli normali ed eterni
dentro
al triste sorriso dei giorni.
Verde ocra, sono i miei occhi , attorno grigi..,
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