Athanasius Kircher interpretò
l’enciclopedismo seicentesco
in modo eclettico: fu uno dei
maggiori personaggi del tempo
emanando un fascino che viene rilevato
anche oggigiorno, prova ne sono gli
scritti che continuano a essergli dedicati.
Qualche anno fa uscì “Vita del Reverendo
Padre Athanasius Kircher – autobiografia”
a cura di Flavia De Luca (La Lepre
Edizioni) che ricorda come, alla base
dell’incontro con l’erudito gesuita, ci
sia stata la sua frequentazione del Liceo
Classico Visconti, ospitato nel Collegio
Romano in cui Kircher visse dal suo arrivo
a Roma fino alla morte.
Recentemente
Fabrizio Falconi ha pubblicato “I fantasmi di Roma” (Newton Compton)
con un capitolo dedicato al Kircher e
alla vicenda del corpo sparito.
Altrettanto
sparito sembra il ricordo, anche
da parte degli appassionati di giochi di
parole in prospettiva storica, di alcune
sfaccettature dei suoi interessi enigmistici
(coordinati al più generale interesse
del gesuita per il linguaggio e gli alfabeti
ermetici ed esoterici): un’azione di recupero
di questa memoria è cominciata a
gennaio per opera del Leonardo (il trimestrale
dell’Associazione Rebussistica
Italiana) che ha mostrato un logogrifo
musicale (da denominare rebus a tutti
gli effetti, secondo l’odierna terminologia)
composto da Kircher con il titolo di
“Logogriphus musicus in forma Canonis
hypertriti, contrario motu” e con la soluzione
“FAma LAteRE nequit MIcat
VT SOL inclyta virtus”.
Questo gioco
non è incluso nelle tre opere da sempre
considerate il riferimento degli studi sul
Kircher legato agli enigmi e alle scritture
crittografiche (Oedipus Aegyptiacus, Artificium
cryptographicum, Polygraphia), è
invece nella Musurgia universalis in cui
notiamo anche un curioso utilizzo degli
scarti iniziali progressivi per spiegare il
fenomeno acustico dell’eco!
Passiamo da un religioso all’altro, dal
gesuita Kircher al carmelitano Zanetti,
vice priore della Chiesa dei Carmini a
Venezia e amico di Goldoni. Lo abbiamo
già incontrato su queste pagine a
marzo, nella panoramica sul logogrifo
de La casa nova decifrato nel 1893
(qualche anno dopo il tentativo di farlo
risolvere da dodicimila lettori, tanti
ne contava Il Pungolo della Domenica)
dal giornalista Valeri con la soluzione
“Marmontel / Roma; mar, monte;
arom; L” poi rivista in “Virginio Zanetti
/ Viterbo; bagni; olii; T” da Giorgio
Padoan.
Al di là delle altre ipotesi
presentate a marzo, si possono rivisitare
alcune supposizioni di Padoan (la errata
lettura della L e l’identificazione in
Zanetti del destinatario) ritenendo di
posizionare la lettera che «tu aggiugni a
quel che avanza» accanto alla base del
logogrifo così da ricavare “fra Virginio
Zanetti; S / Avignone; ferragosto;
fragranze”.
Continua così l’attenzione
verso il Goldoni enigmista: non solo
solutore (suo un sonetto del 1761 che,
come scrisse A.G.Spinelli, «spiega un indovinello dato dalla Gazzetta di Venezia»)
ma anche autore di anagrammi
del proprio nome (rettifichiamo quello
che a marzo avevamo definito anagrammoide:
in realtà La bella verità mostra un
anagramma, Loran Glodoci, così come
con Aldinoro Clog e Calindo Grolo si
entra in un mondo anagrammatico che
coinvolge anche Francesco Grisellini e
Domenico Lalli) e di enigmi (Il medico
olandese mostra l’indovinello doppio
sulla speranza e il timore).
Federico Mussano
tratto da Leggere Tutti, n.105 luglio-agosto 2015
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