Dopo un intervento di restauro durato
oltre due anni, torna a splendere la Galleria dei Candelabri,
nel cuore dei Musei Vaticani, ogni giorno attraversata dalle
migliaia di persone che si recano alla Cappella Sistina. I
lavori hanno riguardato non solo il degrado delle pitture
ottocentesche di questo corpo architettonico edificato gia' a
partire dalla seconda meta' del nel '500, ma hanno hanno
affrontato e risolto la problematica costituita
dall'eterogeneita' dell'esecuzione delle pitture, al fine di
riconsegnare la Galleria alla sua piena integrita' estetica.
Il restauro e' stato presentato dal direttore dei Musei
Vaticani Antonio Paolucci, dal curatore della Collezione d'Arte
Contemporanea Micol Forti, dal responsabile del Cantiere di
restauro Francesca Persegati e da Padre Mark Haydu, dei Patronsof the Arts in the Vatican Museums che hanno finanziato
l'intervento. Per la precisione, i circa 700.000 euro necessari
per il restauro nel suo insieme sono arrivati da Connie
Frankino, dei Patrons dell'Ohio, che ha sponsorizzato l'opera in
memoria del marito Sam attraverso la Fondazione di famiglia.
Il non facile intervento, ha detto Micol Forti, ha richiesto
un'organizzazione in grado di portare a termine i lavori senza
mai chiudere quegli ambienti sempre affollati e sopratutto la
sinergia di numerose, diverse competenze. La Galleria dei
Candelabri, quando venne progettata e realizzata, si presentava
infatti come una loggia aperta e solo nel 1785 Pio VI la fece
chiudere per preservare in modo ottimale le sculture di epoca
romana li' collocate. Il corridoio, lungo oltre 70 metri, fu
scandito in sei campate con l'inserimento di arcate sostenute da
coppie di colonne doriche e aperture laterali, dove trovarono
posto dei grandi Candelabri in marmo bianco, che diedero il nome
alla Galleria.
L'ambiente rimase invariato fino a quando papa
Leone XIII (1878-1903) decise di abbellirlo con dipinti che
avrebbero avuto il compito di sviluppare le linee programmatiche
del suo pontificato, aperto, ha ricordato la Forti, alle
trasformazioni sociali dell'epoca.
I lavori furono avviati nel 1883 con la realizzazione di un
nuovo pavimento in marmo, mentre per la vasta decorazione
pittorica furono chiamati artisti quali Annibale Angelini,
Domenico Torti e Ludovico Seitz, che ha dipinto le splendide
scene della quarta campata, la piu' grande della Galleria, nonche'
i monocromi della quinta e della sesta. Sono appunto le sue
pitture quelle qualitativamente piu' alte, ricche di reminiscenze
raffaellesche, aggiornate pero' da un sentimento romantico e da
un'accurata messa in scena. Non mancano inoltre dei veri
gioielli, come il paesaggio di una Roma ideale, alle spalle
delle due eleganti personificazioni dell'Arte pagana e dell'Arte
cristiana. Qui, il Colosseo e il Colle Palatino, la Basilica di
San Pietro e San Giovanni in Laterano, fino al Cortile della
Pigna dei Musei Vaticani, sono uniti da un'atmosfera morbida e
crepuscolare.
La visione del pontefice che emano' l'enciclica 'Rerum
Novarum', ha spiegato Micol Forti, mirava anche a definire il
ruolo della Chiesa in accordo con lo sviluppo delle scienze e
dell'arte. Cosi' le pitture a secco di Seitz hanno immortalato le
arti maggiori e quelle minori, fra cui compare anche la
fotografia, che aveva preso piede da pochi decenni. Una
decorazione indubbiamente di pregio quella voluta da Leone XIII,
che pero' negli ultimi decenni ha subito un forte degrado.
Gli sbalzi climatici degli ultimi tempi, ha aggiunto
Francesca Persegati, la mancata impermeabilizzazione del tetto,
l'esposizione continua ai raggi solari ha determinato problemi
strutturali e alle pitture. Per ripulire le ampie superfici
decorate a monocromi, ha proseguito la restauratrice, sono stati
sperimentati molti materiali, ma la scelta e' caduta su una
spugnetta per make-up, che ha consentito di non macchiare le
superfici e restiuire la Galleria dei Candelabri all'antico
splendore.
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