Resta uno dei luoghi più invisibili di Roma, più appartati e meno conosciuti dai romani: la Villa Strohl Fern, nella sua posizione defilata, sorge su una specie di sperone di roccia, ed estende il suo possedimento su un comprensorio boschivo all’interno di Villa Borghese (poco dopo oltrepassato l’ingresso da Piazzale Flaminio, sulla sinistra) imboccando Via di Villa Ruffo, protetta da una cancellata, oggi in parte occupata dal liceo francese Chateaubriand.
Un tempo estendeva i suoi confini per ben ottantamila metri quadrati di verde, fino a Valle Giulia e a Villa Poniatowski, in un percorso che era chiamato Via dell’Arco Oscuro e che rispecchiava già dal nome l’impressione gotica che si ricavava da questo luogo.
La villa fu fatta costruire da un erudito francese – musicista, pittore, letterato, poeta, scultore – Alfred Wilhelm Strohl che comprò l’appezzamento nel 1879, per costruirsi la sua dimora.
Nato a Sainte Marie-aux-Mines nei pressi del Reno, Strohl era una alsaziano, di lingua tedesca e di nazionalità francese. Un vero e proprio cittadino del mondo, che dopo averlo a lungo girato, decise di fermarsi a Roma, stregato dal fascino della capitale e di edificarvi la sua residenza, in quella splendida porzione ai limiti di Villa Borghese.
A giudicare da una persistente leggenda, a parlare di Roma e del fascino della capitale a Strohl era stato Arnold Boecklin il grande pittore, autore dell’Isola dei morti, uno dei quadri più misteriosi al mondo, il dipinto che affascinò Sigmund Freud, Dalì, D’Annunzio, Rilke, Lenin e Adolf Hitler, che ne possedeva una copia: un’opera connotata da forti significati esoterici.
Il profilo della Villa fu – secondo alcuni (1) – disegnato dallo stesso Strohl sull’ispirazione delle forme dei portali sepolcrali rappresentati sull’isola nel dipinto di Boecklin, il quale era stato a Roma nel 1870.
Quel che desiderava Alfred Strohl era esattamente un distacco, una sorta di ritiro dal mondo, come si intuisce anche dall’aggettivo Fern, che egli volle aggiungere al suo casato e che in lingua tedesca significa lontano (cioè lontano dal mondo, come suggerisce Antonello Trombadori (2) ).
Ancora oggi, visitando la villa (che è chiusa al pubblico, ma accessibile con visite prenotate in alcuni giorni del mese) si percepisce quel clima oscuro, misterioso che fu voluto dal suo proprietario: al centro della vasta tenuta, Strohl-Fern si era fatto costruire la sua dimora come se si trattasse di una sorta di città proibita, esclusa agli occhi degli estranei e delimitata da un alto muro e tre cancelli sui quali era imposto il simbolo della casata dai connotati evidentemente esoterici: un serpente con il motto éclair ne broye e cioè fulmine non colpisca.
Ma tutto il giardino, circostante la villa, era un perfetto hortus conclusus, con ogni sorta di specie botanica, fontane, grotte, statue romane, resti archeologici, serbatoi di acqua corrente, e un famoso tunnel delle rose, che fu immortalato da diversi pittori ospitati nel Novecento nella foresteria della Villa che per volere del conte Strohl-Fern comprendeva decine di studi per artisti.
Inoltre un vero e proprio laghetto artificiale navigabile con piccole imbarcazioni che potevano accedere alle oscure grotte, dove v’erano giochi di luce e intricati labirinti.
Strohl-Fern per la sua bizzarria, il suo vivere completamente appartato, il suo studio pieno di libri, fu soprannominato dagli abitanti del luogo, Mago Merlino, anche per via della sua lunga barba bianca che è ben visibile anche nelle foto d’epoca.
Nella villa terminò i suoi giorni fino al 1926 e a Roma volle essere seppellito – nel cimitero acattolico alla Piramide, dove la sua tomba è ancora oggi esposta.
La presenza di un personaggio così originale, in un luogo per certi versi lugubre e lussureggiante, diede adito nel tempo alla leggenda di fantasmi che popolerebbero la villa, e i giardini di essa, uno dei quali avrebbe proprio le sembianze di quel Mago Merlino che Roma ancora oggi ricorda.
1. Il primo a parlare di una corrispondenza tra il profilo della Villa Strohl Fern e l’Isola dei morti di Boecklin fu Gianni Rodari in Quel pasticciaccio di Villa Strohl-Fern. La bistrattata isola di verde sopra Piazzale Flaminio, «Paese Sera» 23 settembre 1975.
2. A.Trombadori, Villa Strohl Fern, Strenna dei Romanisti del 21 aprile 1982.
Tratto da Fabrizio Falconi, Roma esoterica e misteriosa, Newton Compton, Roma, 2016.
2. A.Trombadori, Villa Strohl Fern, Strenna dei Romanisti del 21 aprile 1982.
Tratto da Fabrizio Falconi, Roma esoterica e misteriosa, Newton Compton, Roma, 2016.
Complimenti Fabrizio per la rivelazione di questo luogo.
RispondiEliminaHo condiviso il tuo post su Google + , non usando facebook.
Ho letto e rileggo spesso questo libro e il blog, affascinato da Roma e da come Fabrizio sa evocare da questi posti le loro vite passate e la cultura che da essi trasuda.
RispondiEliminaGrazie mille, a Marco e a Rolando. F.
RispondiEliminaIn uno studio di questa villa Rilke iniziò a scrivere la sua opera i quaderni di malte lauridis brigge
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