18/09/15

Il fregio di Kentridge sul Tevere - Intervista. "Ogni trionfo corrisponde a una sconfitta di qualcun altro".





"Ogni storia ha una sua parte negativa o di vergogna. Ogni trionfo corrisponde a un lamento, alla sconfitta di qualcun altro".

Cosi' William Kentridge spiega cosa sara' il suo Triumphs and laments, imponente opera site specific che proprio nel cuore di Roma, sui muraglioni del Tevere, raccontera' miti e dolori della storia millenaria della città. 

Un fregio lungo 550 metri, nel tratto da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, popolato di 80 figure alte fino a 10 metri, che emergeranno sul muro come grandi ombre danzanti, senza colori ne' vernici, ma solo pulendo la patina biologica accumulata negli anni sul travertino bianco dei muraglioni.

Artista sudafricano celebrato in tutto il mondo (e' ora nel Padiglione Italia della Biennale e ad aprile sara' al Macro), per realizzare l'opera Kentridge ha dovuto pero' attendere tre anni di polemiche e incertezze. 

"Ci scusiamo perche' noi italiani siamo bravi a fare le cose, ma abbiamo percorsi un po' lunghi - ammette l'Assessore alla cultura del Comune, Giovanna Marinelli - E' una scelta importante non solo per la grande firma dell'autore, ma anche per il luogo e la storia della nostra citta'. Bisognava costruire un consenso e una collaborazione istituzionale, che non e' secondaria". 

Cosi' Triumphs and laments, promosso daTevereterno e realizzato interamente con fondi privati, sara' inaugurato il 21-22 aprile in occasione del Natale di Roma, ma anche, caso ha voluto, nel pieno dell'anno giubilare, in "mostra" per i milioni di pellegrini proprio a due passi dal Vaticano. 

A festeggiarlo, due giorni di concerti gratuiti con due processioni musicali del compositore Philip Miller. 

"La storia di Roma e' fatta di avvenimenti, ma anche di pietre", spiega Kentridge, mostrando gli schizzi a carboncino dei giganti che incarneranno piu' di duemila anni di tensioni della storia sociale della citta'. 

"Ho fatto una lunga ricerca iconografica - dice - perche' fossero facilmente riconoscibili". 

Si va dalla Lupa capitolina al trionfo di Cesare, dalla Vittoria alata, prima integra e poi spezzata, a Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella Fontana di Trevi per la Dolce vita. 

E poi, Santa Teresa, Michelangelo, Papa Clemente, la Morte di Remo accostata a quella di Pasolini, con citazioni da Mantegna alla Colonna Traiana, da Tiziano a Mirys. Lo stesso luogo "e' parte dell'opera". 

Non solo perche' il Tevere, "con San Pietro su una sponda e il Ghetto ebraico dall'altra", da sempre attraversa la storia di Roma. Ma perchè le figure, in qualche modo, sono già sui muraglioni, proprio come le sculture, diceva Michelangelo, esistono gia' nei blocchi di pietra.

Bisogna solo lavorare per sottrazione. Ecco allora che dopo la creazione di grandi stencil, le immagini emergeranno lavando con acqua il "nero" che copre i muraglioni. 

Primi test a ottobre nel tratto di Ponte Margherita e a febbraio via all'esecuzione con 12 tecnici e lo stesso Kentridge all'opera sulla banchina ad aprile. 

Un progetto dunque temporaneo e per sua natura reversibile, che scomparira' in 3-4 anni con il "ricrescere" della patina. Ma che regala alla citta' anche la ribattezzata Piazza Tevere. Uno spazio, dice il direttore artistico Kristin Jones, che "ha le stesse dimensioni del Circo Massimo e che potrebbe diventare uno dei maggiori luoghi per l'arte contemporanea in città'.




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