Quasi nessuno riesce ad imparare la lezione da quel che vive, la lezione di quel che vive.
Lo si capisce e lo disimpara subito, perché la vita ci chiama altrove a indossare altri panni che non sono i nostri. Li hai trovati e hai pensato che fossero buoni per proseguire.
Invece nessun indumento ti può proteggere.
Il freddo e il sonno, l'essere qui e il perché. La disinformazione che hai ricevuto, le istruzioni sbagliate che ti hanno dato e non portano da nessuna parte.
Perduto, accenderai un fuoco. Ma non basta, e sussulti come un demonio nella notte per darti respiro, per cercare una via d'uscita, ma la via d'uscita non c'è.
La vita è legame fatto di niente, fortissimo più della morte. Ma da solo non riesci a far nulla e l'orgoglio non aiuta e non basta.
Torni indietro, dirimi un senso, ti svegli nella notte e ricominci all'alba come un uccello sopravvissuto all'inverno. Non trovi requie.
Arriva il giorno dell'abbandono. Come carta invecchiata si sfalda il muro che hai costruito con tanta pazienza intorno a te stesso. In un minuto sei fuori e ti senti perduto, di nuovo.
Solo che stavolta il mondo si è rischiarato, ha smesso perfino di piovere e avverti l'odore dell'erba che non vedi.
Hai voglia di distenderti, osservi le nubi in transito e sono bianche.
Hai imparato: è talmente difficile trovare, che quando si è trovato non si deve perdere. Se sei riuscito a dare amore, tieni stretto il tuo incontro. Portalo per il resto della tua vita, non distrarti non fare come tutti, non crederti inutile, non spargere altra inutilità. Coltiva l'albero finché esso non ti sopravviva. E l'albero che hai piantato e che ti è sopravvissuto sarai tu stesso, che l'hai piantato e che gli hai concesso, con cura, di sopravviverti.
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.