Il bambinello
miracoloso dell’Aracoeli, un furto senza colpevoli.
Il 2 febbraio del 1994 le cronache di Roma furono
sconvolte da un fatto grave: uno dei più preziosi oggetti
sacri di Roma era stato inopinatamente trafugato, durante la notte da due
sconosciuti che, introdottisi attraverso una impalcatura nel convento dei frati
francescani a fianco della Basilica dell’Ara Coeli, avevano aperto l’armadio
blindato nel quale il Santo Bambino era custodito, rubando anche gran parte
dell’oro frutto degli ex voto dei fedeli, conservato insieme alla statua.
La notizia fece il giro di tutta Roma e l’ottimismo
degli inquirenti basato sul fatto che il bambinello fosse un’opera troppo
nota, universalmente nota, per poter essere piazzato
al mercato dei ricettatori, si rivelò infondato visto che il prezioso oggetto
sacro non fu mai ritrovato.
La storia del bambinello dell’Aracoeli è troppo
importante perché si potesse pensare ad un furto casuale, e così c’è chi ipotizza che l’operazione sia stata
realizzata su commissione, per adornare la dimora di qualche malfattore
interessato a possedere la reliquia.
La statua, alta soltanto sessanta centimetri, era
stata, secondo la tradizione, scolpito direttamente nel legno proveniente dagli
ulivi dell’orto di Getsemani e battezzato da un frate francescano nelle acque
del fiume Giordano, prima di giungere in Italia attraverso un viaggio
miracoloso: la nave sulla quale l’oggetto sacro era trasportato, infatti, si
diceva avesse fatto naufragio e si fosse salvata, approdando sulle rive laziali
con i suoi passeggeri incolumi grazie all’intervento divino del sacro
Bambinello.
Dal Settecento cominciò la tradizione per la quale gli
infermi romani, quelli che potevano camminare, si recavano in processione
all’Aracoeli per essere guariti dal Bambino Gesù e il principe Alessandro
Torlonia, nell’Ottocento, giunse a mettere a disposizione una carrozza per
portare la statua santa presso le abitazioni degli infermi più gravi. A questo
proposito esisteva anche una tradizione consolidata: se quando entrava nella
stanza del malato, le labbra della statua
divenivano più rossi, significava che la guarigione miracolosa sarebbe
avvenuta; se al contrario impallidivano, voleva dire che non c’era più
speranza.
Ma al Bambinello, con il passare dei decenni e dei
secoli, cominciò ad associarsi anche una tradizione legata ai culti natalizi e
all’Epifania.
Il 6 gennaio, con una solenne cerimonia, la popolare immagine del bambino, con la
veste tempestata di pietre preziose e ricoperta da tessuti dorati, veniva
mostrata al popolo, mentre i frati francescani impartivano la benedizione a
tutta la città.
Le traversie del Bambinello comunque sono state, nel
corso dei secoli numerose. Già una prima volta, infatti, il prezioso
oggetto fu rubato.
Furono in quel caso i soldati francesi che avevano occupato
Roma nel 1798 e che erano attratti dai preziosi ex voto custoditi insieme alla
statua. Il generoso intervento di un
nobile romano, Severino Petrarca, riuscì a far restituire ai Romani il Bambinello,
grazie ad una delicata opera diplomatica con le autorità militari francesi.
Altri rischi derivarono al seguito dei moti
rivoluzionari del 1848. In
quell’anno ogni oggetto simbolo dei privilegi papali era sospetto e così una
particolare disposizione riguardò le berline,
cioè le ricche carrozze cardinalizie, compresa quella del Papa.
Per evitare che
anche quella, la più preziosa di tutte, finisse al rogo insieme alle altre, uno
dei capi rivoluzionari – il triumviro Carlo Armellini - propose che ospitasse
il Santo Bambinello, ben sapendo che nessuno, neanche il più focoso tra i
rivoluzionari avrebbe osato bruciare la carrozza contenente la sacra
reliquia. E così fu. Al punto che negli
anni seguenti rimase la tradizione di una processione del sacro Bambinello, che
a bordo della berlina papale, veniva
fatto sfilare per tutta la Via del Corso (l’antica Via Lata).
Nella Basilica dell’Aracoeli, oggi purtroppo è custodita soltanto una copia del
Bambinello, ricostruita dagli artigiani romani, il più fedelmente possibile
rispetto all’originale. Il che non ha
impedito la continuazione della venerazione popolare e della donazione di nuovi
ex voto che adornano la copia dell’antichissimo Bambinello, ormai introvabile.
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