Viviamo nell'epoca del no, della negazione, della delegittimazione.
Nel mondo caotico sarebbe bello se gli uomini dedicassero le energie di tutti i giorni anziché per criticare, smentire, delegittimare, negare gli altri (spesso aprioristicamente e sulla base di fragilissimi pregiudizi inconsistenti), per migliorare se stessi.
Purtroppo migliorare se stessi è un'operazione lunga e faticosa. Mentre spargere un po' di odio a destra e manca e insultare un (presunto) avversario non costa niente, ed è anche abbastanza liberatorio, in modo primitivo, come esperire una funzione fisiologica.
Migliorare se stessi vuol dire conoscersi. E poi anche dare spazio alla propria creatività.
E' spesso proprio la repressione di questo istinto creativo - che tutti in misura maggiore o minore hanno - a generare i mostri peggiori.
Ma per evitare di confrontarsi con se stessi e di raggiungere gli spazi creativi interiori, siamo tutti bravi a crearci alibi di ogni sorta: primo fra tutti la mancanza di tempo, la mancanza di tranquillità.
Dedicato a tutti coloro che pensano che per esprimere la propria creatività - qualunque essa sia - bisogna rifugiarsi in un eremo, stare tranquilli, trovare il tempo, isolarsi da tutto e da tutti:
Ludwig Wittgenstein cominciò a scrivere la prima pagina del suo diario, nel 1914, appena entrato in trincea.
Lo terminò alla fine della guerra.
Era il Tractatus logico-philosophicus, l'opera filosofica più importante del Novecento.
Nel dicembre del 1914, imbarcato su un cargo militare, egli annotò: "di notte i cannoni hanno fatto fuoco talmente vicino a noi, che la nave traballava. Ho lavorato molto e con successo."
Forza ragazzi, un po' di coraggio.. Noi le bombe non ce le abbiamo, ma ogni giorno ci carichiamo di mille alibi per non fare nulla.
Fabrizio Falconi
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