Ci sono quadri che non smettono mai di interrogare, di affascinare, come questo Ritratto di sposi, conservato all'Ermitage di San Pietroburgo, dipinto da Lorenzo Lotto nel 1523.
E' un dipinto pieno di allegorie piuttosto misteriose, che nel corso dei secoli hanno dato adito alle più varie interpretazioni.
Innanzitutto, nonostante le molte ricerche, non si è riuscito a dare una identità alla coppia degli sposi ritratti, anche se per l'analogia del tema con il quadro gemello - Il Ritratto di Marsilio Cassotti e della sua sposa Faustina conservato nel Museo del Prado di Madrid - si ritiene si tratti anche in questo caso di una coppia di coniugi bergamaschi.
Subito però colpisce l'atmosfera del ritratto, che è ben diversa dall'altro quadro: se quello infatti si presenta come una celebrazione festosa del matrimonio, questo ha un aspetto assai cupo, quasi lugubre.
Si adegua al tono scurissimo dello sfondo, il paesaggio che si intravvede attraverso la finestra aperta: un paesaggio serale e autunnale, il cielo corrusco con un sole smorto e il vento che piega le cime degli alberi.
Ma altri particolari sono straordinari: primo fra tutte lo scoiattolo che si vede disteso sulla tavola (ricoperta da una tovaglia incredibilmente dipinta) vicino alla mano del marito, che fa da pendant al cagnolino in grembo alla donna.
Secondo alcune interpretazioni lo scoiattolo, che è raffigurato dormiente, potrebbe avere una valenza moralistica, in quanto simboleggiava la lussuria. Un'altra tradizione medievale sosteneva che lo scoiattolo, d'inverno quando scarseggia il cibo, scaccia dalla tana la femmina.
Il marito mostra con la mano sinistra un foglio su cui è scritta la frase: "homo numquam".
Dalla scritta si deduce che l'uomo non farà mai ciò che sta facendo lo scoiattolo, cioè dormire, dimenticando nel sonno i drammi della vita.
Il fatto che la donna sia su un piano più alto rispetto al consorte - fatto del tutto inconsueto per le abitudini dei ritratti dell'epoca - e che abbia un'incarnato cereo e quasi spettrale, hanno fatto ipotizzare che il ritratto sia stato realizzato post-mortem della donna e che quindi sia un elogio alla virtù del vedovo che non dimentica la sposa.
Fabrizio Falconi
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