Qualche giorno fa lo scrittore e critico Andrea Carraro ha pubblicato sul suo profilo Facebook una foto dello scrittore Michel Houellebecq - la vedete in coda a questo articolo - che ha subito suscitato - come avviene in quel socials - i più vari commenti, tra i quali quello che ricordava il celebre aforisma di Marcel Camus secondo cui Dopo una certa età ognuno è responsabile della faccia che ha.
Fuori da ogni metafora lombrosiana, la faccia è da sempre considerata espressione della vita interiore, a partire dalla stessa etimologia, con la derivazione dal greco Ek-phài-nò, cioè mostro al di fuori.
Camus però precisa: Dopo una certa età. In questo senso accordandosi con Oscar Wilde, il quale sosteneva che la faccia fosse l'autobiografia di un uomo.
Così Cicerone secondo cui il volto è l'immagine dell'anima.
Ma per quale motivo, bisognerebbe mantenere o lavorare per avere una buona faccia, anche e soprattutto a "una certa età" ?
La risposta ce la dà William Blake, il quale ammonisce: Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella.
L'obiettivo dunque è quello di avere - mantenere, curare - la luce in viso. Cosa che spesso accade ancora di più - a persone veramente illuminate, anche da vecchi.
La foto in testa riguarda un ritratto da vecchio di Mark Strand, grande poeta canadese, che dopo la morte sta conoscendo un enorme successo (si è tramutato in stella ?)
Una faccia che ha luce.
Fabrizio Falconi
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