La Chiesa di Santa Maria sopra Minerva è una delle più straordinarie di Roma. Fondata nel secolo VIII sui resti di un tempio di Minerva Calcidica e rifatta in forme gotiche nel 1280, deve il suo fascino anche a questo: il sorgere sullo stesso luogo esatto dell'antico Tempio di Iside al Campo Marzio (o Iseo Campense o Iseum et Serapeum) che i Romani avevano dedicato al culto degli dei orientali e che nel corso dei secoli ha restituito preziosissimi reperti, provenienti dall'Egitto.
La Chiesa è anche piena di tesori d'arte e una visita è densa di scoperte anche minime.
Il dipinto che ho inserito in testa decora, all'altare principale, la 3a cappella della navata di sinistra.
Si tratta di un piccolo olio su tavola, che non può nemmeno essere ammirato da troppo vicino, per via di una inferriata sempre chiusa.
Il dipinto è stato variamente attribuito. E dopo una dubbia attribuzione al Pinturicchio, è oggi unanimemente considerato opera di Pietro di Cristoforo Vannucci, più famoso con il nome di Perugino (1448-1523), il maestro di Raffaello.
Perugino (o allievi della sua stretta scuola) lo realizzò negli anni successivi al 1479, quando fu chiamato da Papa Sisto IV per decorare l'abside della Cappella della Concezione nel coro della Basilica Vaticana.
E' un ritratto, quello del Salvatore del Perugino, estremamente affascinante. Per l'uso dei colori (il verde intenso del mantello sul rosso pompeiano della tunica), per l'effige del volto, in espressione dolcissima, con il capo debolmente reclinato sulla destra, il viso incorniciato dai capelli castani, le guance rosee, lo sguardo penetrante.
Perugino usò la tecnica dello sguardo animato (comune ad altri celebri ritratti rinascimentali, tra cui La Gioconda): grazie ad un sapiente uso della prospettiva, lo sguardo del Cristo infatti, sembra seguire l'osservatore. Lo si sperimenta davanti al dipinto, nella Chiesa, ma anche semplicemente davanti ad uno schermo del computer. Spostandosi lentamente da destra verso sinistra e al contrario, lo sguardo del Cristo sembra continuare ad osservare direttamente negli occhi lo spettatore.
E' per questa sua particolarità che scelsi di inserire il fascino di questo piccolo quadro - e delle sue sorprendenti proprietà - nel romanzo Il giorno più bello per incontrarti.
Fabrizio Falconi (C) -2015 riproduzione riservata
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