23/10/15

Elogio dell'insostituibile Fontanella romana.




Questa è una dichiarazione d'amore. 

Senza questo oggetto, io non sarei quello che sono. Non so se sarebbe stato un bene o no, ma il principio di realtà vale anche per l'evoluzione umana e si è compiuto un cammino, esso deve pur avere un senso. 

Nascendo a roma 56 primavere fa, realizzai il mio primo amore cittadino per le fontanelle romane, che erano un po' ovunque.   Sorveglianti mormoranti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Il cilindro di ghisa grigia, lo stemma del Senato Romano, quello strano copricapo lavorato, il naso con il foro, la fossa con la grata. 

L'acqua più buona del mondo. 

Sempre fresca l'estate, quasi gelata, piacevolmente gelata l'inverno.  

Avevo pochi anni quando ho imparato a bere, tappando con il dito il rubinetto e aspettando lo schizzo dal foro perpendicolare. Sciacqua sempre il naso, ci bevono i cani, ammoniva mio padre.  
Non era certo un deterrente. 

Ha placato i miei primi bollori, ha soddisfatto la mia sete sempre, ha rinfrescato il mio volto, il suo rumore ha fatto da sottofondo ad interminabili conversazioni con gli amici, a Via Andrea Doria, a Via della Giuliana, a Via Cunfida, a Via Leone IV, a Piazza Risorgimento, a Piazza Mazzini, a Via Angelo Emo, ha lavato la mia impurità, ha deterso la mia fronte, ha lavato le mie gambe dal fango l'estate, dopo la partita, ha ritemprato le mie cadute, ha scosso i miei sensi quando ero troppo stanco, ha abbeverato i miei figli, quando sono nati, ha reso familiare ogni angolo che io non conoscevo e che loro non conoscevano, ha rimproverato, ammonendomi, ha cantato nel silenzio di ferragosto, ha riempito le bottiglie quando nei '60 o '70 interrompevano la fornitura nelle case, ha osservato impassibilmente i miei anni. 

Da qualche tempo stanno scomparendo.  Le più tristi sono quelle secche, che non buttano più acqua, e se ne stanno lì come orpelli inutili.  Non c'è cosa più romana di loro. Ora che niente sembra romano. Gli zelanti neoamministratori di combutta con l'Acea, aprono ora i punti d'acqua trattata, l'acqua di Roma all'occorrenza, in orride centraline verdi. Occorre avere un recipiente o un bicchiere e spingere la levetta. 

Il Nasone - come lo chiamiamo noi - non aveva bisogno di niente.  Aveva soltanto bisogno di una bocca assetata.

Fabrizio Falconi
(C) - 2014 riproduzione riservata.
foto in testa dell'autore 
qui la mappa completa delle fontanelle romane:

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