Racconta la storia di uno sguardo la biografia che
Pierre Assouline ha dedicato a Henri Cartier-Bresson. Proprio a
lui, il grande fotografo, il disegnatore, il viaggiatore,
l'artista, "l'occhio del secolo" come veniva chiamato, che
"inorridiva solo a sentire parlare di biografie".
La scintilla che ha convinto Assouline e' stata il "prendere
coscienza che la vita di Henri Cartier-Bresson era una scuola di
disobbedienza". A spiegarlo e' lo stesso Assouline, scrittore e
giornalista, autore dell'apprezzata biografia di Georges
Simenon, nell'introduzione a 'Henri Cartier-Bresson. Storia di
uno sguardo' che esce il 19 febbraio nella collana 'In Parole'di Contrasto, con 25 foto in bianco e nero, nella nuovatraduzione di Laura Tasso.
Il libro e' il risultato di una lunga conversazione privata tra
Assouline e Cartier-Bresson durata cinque anni a casa dell'uno o
dell'altro, al telefono, per cartoline o via fax. Un lavoro
accurato ma nato da un incontro speciale ("aveva finalmente
accettato l'idea di un'intervista, benche' a una condizione: che
tale non fosse") che ha permesso ad Assouline di disobbedire al
grande fotografo che non voleva si scrivesse della sua vita, alquale e' stata recentemente dedicata una mostra all'Ara Pacis diRoma che ha visto un record di 120 mila presenze.
"E' il libro che lo racconta meglio. Assouline ha conosciuto
Cartier-Bresson, era una persona che andava al di la' della sua
opera fotografica, che si contraddiceva. Mi e' piaciuto molto il
modo in cui e' riuscito a raccontarlo" dice all'ANSA Roberto
Koch, fondatore e direttore di Contrasto.
La grande curiosita' e l'antico fascino che Cartier-Bresson
esercitava hanno fatto superare ad Assouline ogni paradosso e
contraddizione fino a perdersi nel "suo universo interiore senza
preoccuparsi della cronologia" per raccontare la storia di un
uomo "che si e' posto - dice il biografo - tutta la vita la
stessa domanda: 'di che si tratta? e che non ha mai trovato la
risposta perché non esiste".
Pioniere del foto-giornalismo, il fotografo che ha raccontato
Gandhi a poche ore dal suo assassinio e la vittoria dei
comunisti cinesi, da adolescente si dedicava solo all'arte, si
sentiva piu' disegnatore che pittore e il tratto distintivo del
suo carattere era la rabbia, che non e' mai riuscito a domare.
Viaggiatore, innamorato dell'Africa che restera' sempre nel suo
cuore, Cartier-Bresson gia' a ventitre' anni aveva capito che
"l'importante e' avere un'idea e seguirla fino in fondo. Una sola
basta a impegnare un'esistenza" ricorda Assouline. E quando
decide di fare il fotografo lo annuncia al padre, che non lo
considera un mestiere ma un hobby, facendosi accompagnare da Max
Ernst, che ha 17 anni piu' di lui. Ma diventa veramente fotografo
un giorno del 1932 quando trova il suo strumento: la Leica che
sara' sempre la sua compagna di strada.
Figlio di Marthe, intellettuale, meditativa, alla quale Henri
assomigliava, e di Andre', un uomo con un forte senso del dovere,
Henri, detto Cartier, detto HCB, viene raccontato in nove
capitoli, dalla nascita il 22 agosto del 1908 alla morte il 3
agosto 2004, a pochi giorni dai suoi 96 anni, annunciata a
esequie avvenute. L'uomo che veniva definito "l'occhio del
secolo", tra i fondatori della Magnum Photos, non "era
malandato, ma stufo, e si e' spento dolcemente. Pare che si sia
lasciato morire" dice Assouline nel libro e ci ricorda che alla
sua scomparsa "capimmo che solo in quel momento il secolo nuovo
era cominciato".
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