Un bambino di 5 anni mi ha chiesto se sono sicuro che esista l'aria, dal momento che non si vede. E anche il vento.
Gli ho risposto che noi giudichiamo se una cosa esista dal fatto che produca un qualche effetto su di noi (l'aria ci fa vivere, il vento muovere i vestiti), ma poi mi son detto che i nostri 5 sensi non ci avrebbero mai detto che esistono le onde radio e che l'uomo ha vissuto per una qualche decina di migliaia di anni convinto che non esistessero finché a qualcuno non è venuto in mente di alzare un'antenna.
Il bambino però già lo sapeva e si è messo a ridere dicendo che per credere non bisogna per forza vedere.
E' la lezione di Saint-Exupéry e del Piccolo Principe, che tutti possiamo sperimentare.
I sentimenti, le parole che non si pronunciano mai, quello che si sente, quello che non c'è se non nella nostra testa, è ciò che ci tiene maggiormente occupati e che ci fa credere o non credere.
Ciò che esiste o no, dipende quindi dipende molto labilmente da ciò che è.
Ma è l'unico strumento di orientamento di cui si dispone. E anche l'unica cosa su cui due persone - che credono la stessa cosa - possono ri-trovarsi, nella limitata condizione terrestre.
Fabrizio Falconi - (C) riproduzione riservata - 2015
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