Ezra Pound fotografato da Richard Avedon nel 1958.
Un tassello che completa il quadro quasi inestricabile di un
pensatore che ha sempre amato viaggiare ai limiti della
provocazione, tendenza esistenziale che nel dopoguerra gli costo'
la condanna per collaborazionismo e l'internamento in un
ospedale criminale americano.
Ezra Pound, candidato al Nobel nel
1959, continua a rimanere al centro dell'attenzione degli
studiosi, soprattutto italiani, che onorano cosi' i tanti anni
trascorsi dal poeta nel Belpaese, Venezia in primis, dove arrivo'
per la prima volta nel 1908 e dove morira' nel 1972.
A
riaccendere le luci sulla figura di Pound è il nuovo saggio di
Stefano Adami, filosofo e docente all'Università di Chicago, Ezra Pound a Siena tra Accademia Chigiana e Monte dei Paschi.
Adami, noto in Italia e negli Usa anche per le sue ricerche su
Italo Calvino, inizia il suo agile pamphlet prendendo spunto da
un'intervista che Pound, a Venezia, rilascio' nel 1967 a PierPaolo Pasolini.
In quell'occasione, e questo e' uno dei temi portanti del saggio, il vecchio poeta torna a parlare delle idee economiche di Douglas e Gesell, e del suo arrivo a Siena per combattere l'usura.
Con una ricerca documentale inedita e
approfondita, Adami ripesca dall'oblio alcune riflessioni di
Pound sulla usurocrazia, che nei Cantos definisce "una tassa
prelevata sul potere d'acquisto senza riguardo alla
produttivita', e sovente senza riguardo persino alla possibilita'
di produrre".
In questo, ricorda Adami, si fa sentire in
particolare il pensiero di Hugh Clifford Douglas, ingegnere
inglese di sei anni più vecchio di lui, conosciuto dal poeta
anni prima a Londra, che stigmatizza il fatto che "la produzione
di merci e l'accumulazione di moneta sono concentrati nelle mani
di un numero di individui sempre minore. E che, attraverso la
circolazione della cartamoneta - questo ristretto numero di
persone orienta l'economia verso la moltiplicazione finanziaria
della ricchezza, svuotando la ricchezza reale degli individui,
le loro concrete capacita' creative e produttive e vincolando
cosi' l'umanita' a un progetto oscuro di asservimento".
Per questo
Pound benedice l'idea di Silvio Gesell, economista e anarchico
tedesco, che concepisce l'idea di creare una 'moneta a tempo',
'prescrittibile', che chiama 'denaro libero', vale a dire una
moneta che abbia la stessa durata delle merci che serve ad
acquistare e che perda valore con il tempo'.
Idea peraltro non
nuova, riconosce Pound, visto che, scrive in 'Lavoro e usura',
"i vescovi del medioevo gia' emettevano una moneta che fu
richiamata alla zecca per essere riconiata alla fine di un
periodo definito".
Il lavoro di Adami premia il lettore visto
che getta una nuova luce sul Pound che nel 1927 si mette a
studiare l'atto di fondazione del Monte dei Paschi di Siena,
risalente al 1624, e quello precedente del 1472 come Monte di
Pieta'.
Una banca, e' convinto, lontano dalle logiche usuraie,
capace di mettere al centro della sua attivita' l'uomo e il suo
lavoro.
Certamente un paradosso della storia, visto lo scandalo
che ha travolto recentemente l'istituto senese.
Ma Pound,
ricorda l'autore del saggio, e' attratto anche dalla dimensione
culturale del nostro Paese, in particolare quello musicale.
A
questo aspetto, e in particolare al suo legame con l'Accademia
Musicale Chigiana, Adami dedica una parte della sua indagine,
che tuttavia avrebbe forse meritato un saggio a parte.
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