Dieci grandi anime. 2. Andrej Tarkovskij (3)
Tarkovskij
si sente a un bivio, e sa che sta per arrivare l’ora di una difficile scelta,
che appare però inevitabile. Sono
divenute sempre più frequenti le visite, in Russia, di Tonino Guerra, uno dei
maggiori sceneggiatori italiani. Guerra parla il russo, è un poeta, come il
padre di Andrej. Nasce una grande
amicizia, un rapporto profondo e creativo, il progetto di lavorare insieme ad
un nuovo film (7) . Ogni nuova visita di
Tonino Guerra a Mosca, rappresenta una tentazione per Tarkovskij, il quale
capisce che si tratta forse dell’occasione che il destino gli ha messo davanti
per abbandonare definitivamente il suo paese, e lavorare finalmente senza più
pressioni, senza più censure, liberamente all’estero, dove il suo lavoro è
apprezzato e pienamente riconosciuto.
Il 5 gennaio del 1979, scrive nei Diari:
Larisa
(8) e io stiamo pensando molto seriamente
a Tonino. Non si può continuare così.
Come farò a restituire i debiti che abbiamo ? Non so come riuscirò a consegnare
Stalker. Che non accetteranno senza
che io apporti cambiamenti radicali al film, cambiamenti che io, in ogni caso,
mi rifiuto di introdurre. Solo un vero miracolo mi può aiutare.
E se me ne andassi sull’onda di un
grosso scandalo ? Questo significherebbe almeno due anni di tormenti: per
Andrjuska a scuola, per Marina, la mamma, mio padre. Sarebbero sottoposti a
continue vessazioni. Cosa posso fare ?!
Non mi resta che pregare! E avere fede.
E la cosa più importante è che questo (quello della croce) è un simbolo
che non bisogna capire, ma soltanto sentire, capire… Nonostante tutto, credere… Siamo crocefissi in una sola dimensione,
mentre il mondo è pluridimensionale. E noi questo lo sentiamo e soffriamo per
l’impossibilità di conoscere la verità…. Ma non serve conoscere ! Bisogna
amare. E credere. Perché la fede è conoscere tramite l’amore. (9).
E’ un passaggio molto importante questo,
per Tarkovskij.
La fuga dalla Russia si concretizzerà
prima con il permesso ottenuto nel 1979 per raggiungere Roma e contattare i
dirigenti RAI per la realizzazione del progettato film italo-russo scritto con
Tonino Guerra, e poi, dopo un breve intermezzo moscovita, con il definitivo
distacco dell’aprile 1980, quando Tarkovskij sfrutta l’invito del premio David
di Donatello - Lo Specchio ha ottenuto il massimo riconoscimento dalla giuria - per
raggiungere nuovamente l’Italia.
Gli anni dell’esilio significano per
Tarkovskij una ulteriore chiusura in se stesso. L’isolamento a cui lo costringe
la lingua – non parla inglese, soltanto russo e poco francese – le difficoltà
continue con le autorità del suo Paese, che negano l’espatrio con ogni pretesto
a Larisa e al figlio, la frequentazione
di ambienti estranei e completamente diversi (molto più disinvolti,
superficiali, mondani) da quelli che è stato abituato a frequentare nel suo paese,
lo portano a intensificare le note dei suoi Diari, e a spingere la sua ricerca
spirituale a una radicalità estrema.
Sono anni di viaggi continui, di
esplorazioni – insieme a Tonino Guerra girano in lungo e in largo l’Italia
alla ricerca di locations per Nostalghia – di partecipazioni a
festival e cerimonie in suo onore, a salotti borghesi nei quali egli
rappresenta l’ospite esotico, l’intellettuale russo in esilio, che lo fanno
sentire sempre più un pesce fuor d’acqua.
Si fa più profondo, in quest’uomo
troppo intelligente e introverso, un rifiuto delle inutili apparenze. Una
continua ricerca della vera sostanza.
Nel
mondo si possono riscontrare in assoluto un numero assai maggiore di squarci
verso l’Assoluto di quanto possa sembrare a prima vista. Solo che non li sappiamo
vedere e riconoscere, scrive nel luglio del 1981, la nostra conoscenza non è che sudore, secrezione organica, prodotto
delle funzioni naturali dell’organismo inseparabili dall’esistenza, che non ha
nessun rapporto con la Verità. L ’unica funzione della nostra coscienza è
quelle di creare finzioni, mentre la conoscenza è data dal cuore, dall’anima.
(10)
(segue -3./)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
1. Sarà
Nostalghia, che uscirà quattro anni
dopo, nel 1983, verrà scritto a quattro mani da Guerra e Tarkovskij e sarà
girato interamente in Italia, prodotto dalla RAI.
2. Larisa
Pavlova Egorkina è la moglie di Tarkovskij, sposata in seconde nozze nel 1969 e
da cui l’anno seguente il regista ha il suo secondo figlio, Andrej Andreevic.
Larisa resterà fedelmente – nonostante i
sette anni di forzata separazione – al fianco di Tarkovskij fino all’ultimo
giorno della sua vita.
3. Op.cit.
pag.237
4. Op.cit.
pag. 400
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