2. (Dieci grandi anime) - Andrej Tarkovskij (2)
Il fatto di scegliere come titolo Martirologio, per questi diari, è già un
segnale molto chiaro: per Tarkovskij la vita è un percorso di conoscenza che
non può essere disgiunto dal percorso terreno
dell’uomo, tormentato tra la carne e lo spirito, la vita e la morte. Ed è lo stesso figlio Andrej, curatore oggi
dei Diari, a riferire una frase che il
padre gli ripeteva spesso: l’uomo non è
stato creato per essere felice, vi sono cose ben più importanti della felicità.
(2)
Per capire quali fossero queste cose,
basta sfogliare le tormentate pagine dei diari, composte di vere illuminazioni, riflessioni profondissime, citazioni dei libri e dei maestri preferiti,
preghiere, promemoria, sottolineature,
progetti, invocazioni, confessioni.
Un cahier umano, molto umano,
che documenta il prezzo pagato alla creazione artistica, e soprattutto
all’auto-conoscenza.
Ciò che interessa Tarkovskij è
principalmente lo scopo della vita, che non può essere soltanto il
soddisfacimento dei bisogni. Per l’uomo, scrive
il 5 settembre del 1970, perché possa
vivere senza tormentare gli altri, deve esistere un ideale. L’ideale in quanto concezione spirituale e
morale della legge. La moralità è dentro
l’uomo. Là dove non c’è moralità, regna
una misera e insignificante legge morale. Dove c’è morale, la legge morale non
è più necessaria. (3)
Ma quel che vede intorno Tarkovskij,
specie nella notte senza fine in cui il suo Paese appare precipitato, è un
rifiuto di dare voce a questa moralità che è dentro l’uomo, e che ha a che fare
con lo spirito. Iddio a che punto arriveremo ! - scrive pochi giorni dopo, il 20
settembre del 1970 - Mai prima d’ora l’incultura aveva raggiunto
un tale livello. Questo rifiuto di ciò che è spirituale può solo generare dei
mostri. Oggi come non mai bisogna difendere tutto ciò che ha anche un solo
minimo rapporto con il mondo spirituale ! Quanto rapidamente l’uomo rinuncia all’immortalità,
possibile che la sua condizione naturale sia quella della bestia ? (4).
Difendere tutto ciò che è spirituale. E’
quello che Tarkovskij cercherà di fare strenuamente, con i suoi film. Il più misterioso dei quali, forse resta
proprio Lo Specchio (titolo originale
Zerkalo), girato nel 1975, e
infarcito di immagini simboliche e di citazioni di versi del padre del regista,
il poeta Arsenij. Nei Diari del periodo, Tarkovskij, riferisce anche delle
critiche e degli insulti ricevuti e commenta: Lo specchio è un film antiborghese e perciò non può non avere una gran
quantità di nemici. Lo specchio è un
film religioso. Naturalmente quindi, incomprensibile per la massa, abituata al
cinema da quattro soldi e incapace di leggere libri, di ascoltare musica, di
osservare un dipinto. Alle masse in
genere serve qualcosa di divertente, di distensivo, di spettacolare, sullo
sfondo di una “storiella” edificante… il mio compito è di occuparmi di quello
che Dio mi ha dato senza badare alla invettive di chicchessia. Non è che io
pensi di me cose molto esaltanti, è solo che ognuno deve portare la sua
croce. E sarà il tempo a dire se è stata
una meritata beffa, o se avevo ragione io.
Una persona egoista non può leggere e amare Tolstoj. (5).
Temi che torneranno anche nel film
seguente, Stalker, nel 1979, a proposito del quale Tarkovskij scrive: Il film parla della presenza di Dio
nell’uomo e della rinuncia alla spiritualità per l’acquisizione di una falsa
conoscenza. (6)
E’ abbastanza semplice intuire quanto
questi argomenti potessero sembrare sospetti alle autorità sovietiche dello
spettacolo e ai produttori della Mosfilm. Tarkovskij è riconosciuto come un grande
regista di talento. Ma perché, invece che ad astratti sofismi di natura
spirituale, non dedica il suo genio a raccontare storie di gente comune, magari
esaltando il modello di vita e i sani
valori della civiltà sovietica ?
(segue -2./)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
note
2.
E’
quanto scrive il figlio di Tarkovskij, Andrej A. , nella prefazione al volume
stesso, intitolata Il Martirologio
(op. cit. pag.5).
3.
Op. Cit. p.37
4.
Op. cit.
pag.52
5.
Op.
cit. pag. 191
6.
Op.
cit. pag. 232.
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