Capolavoro assoluto di tutti i tempi,
"lucerna dell'arte nostra", come la defini' Giorgio Vasari,
ancora oggi meta (ogni anno) di 5 milioni di visitatori
provenienti da ogni parte del mondo (e che ne mettono a rischio
l'integrita'), la Cappella Sistina (QUI IL SITO CON LA VISITA VIRTUALE), celebra il 31 ottobre i 500
anni dallo svelamento degli affreschi della volta. Il pontefice
Giulio II della Rovere, che l'aveva commissionata a Michelangelo
Buonarroti nel 1508, dovette aspettare ben 4 anni prima di
ammirare quell'immane, insuperata opera popolata di centinaia di
figure e scene delle Scritture, capaci di rivoluzionare la
storia dell'arte influenzandola per secoli.
Solo nell'agosto del 1511, il 'papa guerriero' era riuscito a
compiere una parziale visione degli affreschi, che andavano a
sostituire nella volta della Sistina il magnifico cielo stellato
dipinto da Pier Matteo d'Amelia, di certo ispirato dalla
padovana Cappella degli Scrovegni. Una meraviglia che
perfettamente si armonizzava con le decorazioni volute Sisto IV,
anche lui un della Rovere, che aveva fatto edificare tra il 1477
e il 1483 la Cappella. A tal scopo erano stati chiamati i
maestri indiscussi del '400 italiano da Botticelli al
Ghirlandaio, da Signorelli a Perugino, il quale coordino' il
lavoro dei ponteggi e realizzo' per la parete dell'altare 'La
Nativita' di Cristo' e 'Mose' salvato dalle acque', nonche' la
pala dell'Assunta.
La nuova commessa di Giulio II si rese necessaria per la
grande crepa che si era prodotta sulla volta per un inclinamento
della parete meridionale. Vasari racconta che fu proprio il
Bramante, uno dei maggiori sostenitori di Raffaello Sanzio, a
suggerire al pontefice il nome di Michelangelo, conosciuto
soprattutto come scultore. Tra il Buonarroti e il genio urbinate
si stava consumando un'aperta rivalita', e il primo architetto
del papa, sicuro che Michelangelo non sarebbe stato in grado di
eguagliare i capolavori di Raffaello, secondo l'autore delle
Vite trovo' questo espediente per "levarselo dinanzi".
Anche per la soluzione di mettere a punto dei ponteggi idonei
a quell'impresa (la volta e' a 20 metri da terra), Bramante
elargi' consigli dubbi, tali da danneggiare lo stesso edificio.
Capita l'antifona, prosegue il Vasari, l'artista fiorentino
decise di costruirsi da solo l'impalcatura e affronto'
quell'immane lavoro con pochi collaboratori fidatissimi. I
problemi arrivarono subito con lo strato di intonaco steso sulla
volta, che comincio' ad ammuffire perche' troppo bagnato.
Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma
provo' una nuova miscela creata da uno dei suoi assistenti,
Jacopo l'Indaco. Questa non solo resistette alla muffa, ma
entro' anche nella tradizione costruttiva italiana.
Inizialmente il Buonarroti era stato incaricato di dipingere
solo dodici figure, gli Apostoli, ma presto l'impegno cambio'.
Su sua richiesta, ritenendo il progetto iniziale "cosa
povera", ricevette da Giulio II un secondo incarico che
lasciava all'artista la piena ideazione del programma. In
solitudine Michelangelo si mise all'opera e concepi' una
possente architettura in cui inseri' nove Storie centrali,
raffiguranti episodi della Genesi, con ai lati figure di Ignudi,
a sostenere medaglioni con scene tratte dal Libro dei Re. Alla
base della struttura architettonica, ecco i dodici Veggenti,
Profeti e Sibille, assisi su troni monumentali contrapposti piu'
in basso agli Antenati di Cristo, raffigurati nelle Vele e nelle
Lunette. Nei quattro Pennacchi angolari, l'artista rappresento'
infine alcuni episodi della salvazione miracolosa del popolo
d'Israele.
Durante l'impresa, Michelangelo pretese che nessuno vedesse
il suo capolavoro, rifiutando regolarmente le richieste di
Giulio II di ammirare, insieme alla sua corte, lo stato dei
lavori. Il rivale Raffaello, che in realta' ne comprendeva il
genio, riusci' nel 1510 a contemplare parzialmente la prima
parte degli affreschi e ne rimase cosi' colpito da inserire un
ritratto di Michelangelo (l'Eraclito) nella Scuola d'Atene. E
quando fu necessario smontare parte dei ponteggi, anche il papa
e il suo seguito videro quello che il Buonarroti stava
realizzando.
L'artista stesso si rese conto che doveva portare
delle modifiche al suo modo di dipingere.
Nelle scene del Peccato originale e della Cacciata dal
Paradiso Terrestre e nella Creazione di Eva la raffigurazione
divenne quindi piu' spoglia, con corpi piu' grandi e massicci,
accentuando la grandiosita' delle immagini. Ma non cedette mai
alle pressioni del pontefice per aggiungere piu' oro e
decorazioni. Nel tardo pomeriggio del 31 ottobre 1512, Giulio II
inauguro' la conclusione della volta della Cappella Sistina
celebrando la liturgia dei Vespri alla vigilia di Ognissanti. Lo
stesso gesto che per omaggio al capolavoro assoluto di
Michelangelo ripetera' a 500 anni di distanza esatti papa
Benedetto XVI.
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