La mostra "Vermeer, ilsecolo d'oro dell'arte olandese", fino al 20 gennaio 2013
alle Scuderie del Quirinale, offre al pubblico la prima
grande esposizione mai realizzata in Italia dedicata al
massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo, uno
degli autori piu' amati in assoluto dal grande pubblico.
Organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo e coprodotta con
MondoMostre, la mostra e' a cura di Arthur K. Wheelock,
Curator of Northern Baroque Paintings, National Gallery of
Art di Washington, Walter Liedtke, Curator of European
Paintings, Metropolitan Museum of Art di New York e Sandrina
Bandera, Soprintendente per il Patrimonio Artistico Storico,
Artistico ed Etnoantopologico di Milano.
Johannes Vermeer
(1632 - 1675, Delft) dipinse non piu' di 50 quadri nella sua
vita (oggi se ne conoscono solo 37, ma solo una parte di questa sono di certa attribuzione).
Conoscitore e mercante
d'arte si considerava soprattutto un pittore.
Lavoro' solo su
commissione e non dipinse mai piu' di due o tre opere l'anno,
il necessario per mantenere la moglie e gli undici figli:
oggi e' considerato tra i piu' grandi pittori di tutti i
tempi, certo uno tra i piu' conosciuti diventato personaggio
di culto con dipinti-icone che hanno ispirato scrittrici,
come Tracy Chevalier autrice del best seller "La ragazza con
l'orecchino di perla", e registi di Hollywood.
Delle opere di
Johannes Vermeer riconosciute autografe, nessuna appartiene
ad una collezione italiana.
Solo 26 dei suoi capolavori,
conservati in 15 collezioni diverse, possono essere
movimentati.
Negli ultimi cento anni sono state 8 le grandi
mostre su Vermeer e solo 3 hanno ottenuto in prestito piu' di
4 capolavori dell'artista: nel 1996 alla National Gallery of
Art di Washington, in seconda tappa al Mauritshuis dell'Aja,
nel 2001 al Metropolitan Museum of Art di New York e nel 2003
in Spagna al Museo del Prado che, come l'Italia, non ha opere
dell'artista di Delft, ma riusci' a riunirne 9.
Otto i
Vermeer presenti nell'esposizione romana, dalle donne
"ideali" alla celebre Stradina, affiancati da cinquanta
capolavori degli artisti suoi contemporanei, icone della
pittura olandese del secolo d'oro, tutti accomunati da una
particolare abilita' per le diverse tecniche di
rappresentazione della luce su materiali e superfici
differenti.
Il visitatore potrà non solo avvicinare il genio
artistico di Vermeer, ma anche capire come l'opera del
maestro si rapporti con gli artisti olandesi: gli interni di
Vermeer, per esempio, spesso rimaneggiati nelle decorazioni e
pieni di oggetti non citati nell'inventario dei beni presenti
nella casa in cui viveva, sono frutto d'invenzione o presi in
prestito da altri, e dipinti sulla tela in uno spoglio
sottotetto.
Artista raffinatissimo e dotato di una
straordinaria memoria visiva, Vermeer era sempre ben
informato sulla produzione dei contemporanei olandesi, molti
dei quali rappresentati in mostra.
Saranno infatti esposte le
opere degli artisti coevi tra i massimi protagonisti
dell'arte di genere del secolo d'oro olandese: Carel
Fabritius e Nicolaes Maes, pionieri degli effetti
sperimentali e naturalistici attinenti allo spazio e alla
luce, che Vermeer utilizzo' per accrescere il realismo delle
sue composizioni pittoriche; Gerard ter Borch, osservatore
insolitamente empatico di giovani donne come lo stesso
Vermeer, che da ter Borch trae ispirazione per i soggetti,
migliorandone lo stile; Pieter de Hooch, tra i piu' celebri
pittori dell'epoca, a sua volta ispiratosi a Vermeer. E
ancora Gerrard Dou, il maestro del chiaroscuro applicato alle
scene notturne "a lume di candela", Gabriel Metsu, Frans van
Mieris e Jacob Ochtervelt. Nelle opere di Vermeer i colori
dominanti sono il blu e il giallo.
E' noto anche come il
"Maestro della luce olandese" per la sua straordinaria
capacita' di descrivere la luce del cielo d'Olanda. Sembra,
infatti, che dopo l'avanzata del terreno bonificato, il
colore del cielo olandese sia cambiato perché la luce non e'
stata più riflessa verso l'alto dalle paludi e dai laghi.
Questi dipinti sono una testimonianza preziosa per rivivere
la delicata luminosità dei cieli olandesi. Il fascino di
Vermeer e la sua straordinaria raffinatezza esecutiva sono
stati riscoperti abbastanza recentemente. La sua fortuna
inizia, infatti, nella seconda meta' dell' 800 dopo che il
critico francese The'ophile Thore'-Bürger gli dedico' una
appassionata monografia.
E' il 1866: sono passati quasi due
secoli dalla sua morte, da allora la sua fama tra gli
'intenditori' non ha mai smesso di crescere. Sostenitori del
suo genio e incantati dalle sue opere furono anche Teofilo
Gautier, i fratelli Goncourt e, soprattutto, Proust che
mostro' verso il pittore un interesse intenso e quasi fatale,
riconoscendone le sottili affinita' di temperamento.
Non e'
chiaro chi insegno' l'arte della pittura a Vermeer e poco si
conosce della sua biografia, fu lo stesso Bürger a definirlo
'la Sfinge di Delft'. Eppure fu l'artista che insegno' a
tutti a vedere la luce, pur avendo limitato al massimo il suo
spazio espressivo. Dopo essere stato oggetto per molto tempo
di una fortuna critica altalenante deve una clamorosa
riscoperta ad alcune indimenticabili e rarissime mostre fino
al grande successo di quella tenutasi a Washington nel 1996,
curata da Arthur Wheelock, fra i curatori di questa
esposizione alle Scuderie del Quirinale.
PRENOTAZIONI: tel.
+39 06 39967500
fonte www.ilvelino.it
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