Sui dolci pendii della collina di Monte Mario, il colle più famoso nello skyline attuale cittadino e dai gloriosi trascorsi – anche se mai incluso nell’elenco dei colli romani, a causa della sua extraterritorialità in epoca antica - sorgono alcune meravigliose residenze nobiliari che vantano una lunga e avventurosa storia e che oggi hanno subito destini e destinazioni diverse, come la Villa Mellini, divenuta un Osservatorio Astronomico e sede dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Villa Miani, costruita ai primi del Novecento dai Conti Miani su uno strepitoso belvedere naturale affacciato sulla città, e oggi sede di convegni e di rappresentanza, e la Villa Stuart, che oggi ospita una delle più note e prestigiose case di cura della Capitale.
Ancora oggi quest’ultima, si offre al visitatore come una specie di visione d’altri tempi, nel cuore convulso della città: protetta da un parco grandioso e lussureggiante, e introdotta da un doppio filare di cipressi, la Villa mantiene quell’aspetto severo e isolato che per molto tempo l’hanno contrassegnata, e che pochi sanno derivare anche dallo stretto legame con una tetra storia di fantasmi.
La storia di queste apparizioni affonda nel passato, e più esattamente ai primi dell’Ottocento, tre secoli dopo che la Villa originaria, molto più piccola e modesta era stata ristrutturata da due fratelli, Alessandro e Giovanni Battista Siri, appartenenti a una nobile casata ligure, che l’avevano trasformata in una specie di giardino epicureo, frequentato da poeti, artisti e letterati, in cerca di pace, refrigerio e ispirazione.
Di mano in mano, la Villa passò attraverso una sfilza di nobili proprietari che nel corso dei secoli ne abbellirono ulteriormente l’esteso giardino e i preziosi interni. Ospiti illustri, da tutte le corti d’Europa vi trascorrevano le loro vacanze romane, stabilendo qui la dimora ideale per poter godere dei piaceri del Grand Tour tra i tesori archeologici dell’Urbe, senza restare invischiati nella vita troppo convulsa e popolare dei quartieri del centro.
Tra questi, anche alcuni membri della famiglia reale degli Stuart, che era stata esclusa dalla successione al trono d’Inghilterra: in particolare, a metà del Settecento, da quel James Francis Edward Stuart, detto “The Old Pretender”, che morì a Roma e fu sepolto insieme ai suoi figli in San Pietro.
Cinquant’anni più tardi, la Villa, che era diventata nel frattempo proprietà dei Carpegna, fu venduta ad un altro membro della famiglia Stuart, seppure appartenente ad un ramo secondario: la contessa Emmeline Bathurst de Castle Stuart.
Si trattava di un personaggio contrassegnato da una storia sfortunata, ideale quindi per lo sviluppo della storia che ne seguì:
Emmeline aveva infatti perso il padre, Benjamin Bathurst, scomparso senza lasciar traccia durante una missione segreta per conto del governo inglese in Austria. I resti dell’uomo furono miracolosamente ritrovati quarant’anni più tardi, quando demolendo una locanda nei dintorni di Amburgo, gli operai si imbatterono nello scheletro (con la testa fracassata) di quello che fu riconosciuto come il nobile Bathurst.
Ma un altro gravissimo lutto si abbatté sulla povera e giovane Emmeline: nella primavera del 1824, la (bellissima sorella Rosa), vera principessa delle serate mondane dell’epoca, perse il controllo del cavallo mentre attraversava il ponte Milvio. La ragazza fu scaraventata nelle acque nel fiume e il suo corpo scomparve nei flutti. Dopo giorni e giorni di inutili ricerche, finalmente il fiume restituì le spoglie di Rosa, che fu sepolta nel cimitero acattolico alla Piramide.
Fu forse a causa di questi eventi tragici, o come conseguenza di una personalità complessa e tormentata, che Emmeline cominciò a dedicarsi alla pratica di riti esoterici. Divenuta proprietaria della Villa, Emmeline cominciò a tenere banco con i suoi devoti amici, organizzando sedute spiritiche insieme ad un lontano parente di cui era infelicemente innamorata, un certo Lord Allen. Le riunioni cominciarono a farsi sempre più impressionanti, con la manifestazione di oscure e minacciose presenze. Emmeline, anche al di fuori dei rituali messi in opera con i suoi compagni di sedute, cominciò a vedere il fantasma di Rosa, la sorella morta, in ogni angolo della casa e del giardino. Allen, da parte sua, si proclamò perseguitato da presenze demoniache, che si manifestavano in ogni ora del giorno e della notte, e che lo condussero prima alla follia e poi alla morte. Non essendosi celebrato alcun funerale, qualcuno tra i vicini della eccentrica contessa cominciarono a sospettare che Lord Allen, in realtà, non fosse morto.
Il mistero fu risolto quando la stessa Emmeline, in preda a un delirio senza freni, confessò pubblicamente che ogni notte lei inseriva le dita della mano in un piccolo foro praticato nel muro della cantina, e spesso sentiva altre dita umane – lei era sicura fossero quelle del suo amico morto – stringere le sue. Quando si decise di abbattere il muro della cantina, fu con orrore e sconcerto che si scoprì nella intercapedine dietro il muro, il cadavere mummificato del Lord.
È da allora, dal racconto tramandato di questo intrigo horror, che Villa Stuart prese il nome di Villa dei Misteri. Una fama accresciuta anche dal cosiddetto Casino degli Spiriti, un antico casale che fa sempre parte dei possedimenti della villa, e che ancora oggi è visibile quasi all’ingresso del Giardino.
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