Inaspettatamente, si torna a parlare dell'argomento teleologico.
Si tratta del celebre paradosso formulato nel 1802 dal teologo e pastore anglicano William Paley (Peterborough, 14 luglio 1743 – Lincoln, 25 maggio 1805) : Questi sosteneva che se trovassimo in terra un orologio da taschino, quando anche non ne avessimo mai visto uno, capiremmo all'istante che si tratta di un oggetto prodotto da un'entità intelligente.
Lo stesso valeva, secondo lui, per la natura: la sua complessità dimostrava che era frutto di un progetto intelligente.
In realtà Paley non aveva inventato nulla: l'argomento teleologico - cioè l'evidenza della esistenza di Dio giustificata dalla complessità, dall'armonia, e dal mistero della natura - era già stato utilizzato dai grandi pensatori del passato: primi fra tutti, Averroè e Sant'Agostino.
Il primo era un convinto assertore che la Verità può essere conquistata con la Ragione, oltre che con la Fede.
Per il secondo, la creazione del mondo (che è finito e mortale) è avvenuta fuori dal tempo.
La dimensione del tempo insomma, NON è sempre esistita, ma è stato creata. Solo l'anima del primo uomo è stata creata direttamente da Dio.
L'argomento teleologico fu ferocemente contestato, nel corso dei secoli, e venne 'smontato' razionalmente da Hume prima, e da Kant poi.
Ma l'obiezione razionalistica non è riuscita a prevalere del tutto. Per un semplice motivo: Al tempo di Agostino prima, e di Hume e Kant poi, era difficile anche lontanamente immaginare la reale complessità che all'esterno ci circonda e all'interno ci penetra.
Nessuno - neanche tra i più grandi visionari del passato (pensiamo a Giordano Bruno), poteva lontanamente immaginare quello che la Fisica oggi ci sta rivelando sull'Universo, sulla sua nascita, sulla sua consistenza (il 75% del quale è composto da materia oscura e da energia oscura della quale tutto ignoriamo), sul suo sviluppo, e sul fatto che l'Universo da noi abitato è soltanto uno dei molti, infiniti universi probabilmente interconnessi.
Né avrebbe potuto immaginare la complessità spaventosa della fisica sub-atomica, o della biologia molecolare.
Ecco dunque che le argomentazioni teleologiche trovano oggi una inaspettata revanche motivata dalla complessità di quanto scopriamo: sappiamo per certo, ad esempio, che la vita è un fenomeno che si è verificato sulla Terra, in tutta la storia della Terra (4,5 miliardi di anni) una sola volta. Tutta la vita che oggi esiste sul pianeta discende da quel misterioso fenomeno, del quale non sappiamo quasi nulla.
Sappiamo soltanto che per nascere, la vita, la vita biologica, dovette superare un esame difficilissimo, anzi potremmo dire matematicamente ai limiti dell'impossibile: la probabilità che solo una molecola di proteine venga formata a caso (ci dice la scienza molecolare) è 1 verso 10 alla 243ma (cioè il numero dieci seguito da 243 zeri). E una cellula è costituita da milioni di molecole di proteine. Come la mettiamo ? Chi o cosa - si chiedono i moderni teleologi - ha permesso o causato questo evento così imponderabile ?
Fabrizio Falconi
Lo stesso valeva, secondo lui, per la natura: la sua complessità dimostrava che era frutto di un progetto intelligente.
In realtà Paley non aveva inventato nulla: l'argomento teleologico - cioè l'evidenza della esistenza di Dio giustificata dalla complessità, dall'armonia, e dal mistero della natura - era già stato utilizzato dai grandi pensatori del passato: primi fra tutti, Averroè e Sant'Agostino.
Il primo era un convinto assertore che la Verità può essere conquistata con la Ragione, oltre che con la Fede.
Per il secondo, la creazione del mondo (che è finito e mortale) è avvenuta fuori dal tempo.
La dimensione del tempo insomma, NON è sempre esistita, ma è stato creata. Solo l'anima del primo uomo è stata creata direttamente da Dio.
L'argomento teleologico fu ferocemente contestato, nel corso dei secoli, e venne 'smontato' razionalmente da Hume prima, e da Kant poi.
Ma l'obiezione razionalistica non è riuscita a prevalere del tutto. Per un semplice motivo: Al tempo di Agostino prima, e di Hume e Kant poi, era difficile anche lontanamente immaginare la reale complessità che all'esterno ci circonda e all'interno ci penetra.
Nessuno - neanche tra i più grandi visionari del passato (pensiamo a Giordano Bruno), poteva lontanamente immaginare quello che la Fisica oggi ci sta rivelando sull'Universo, sulla sua nascita, sulla sua consistenza (il 75% del quale è composto da materia oscura e da energia oscura della quale tutto ignoriamo), sul suo sviluppo, e sul fatto che l'Universo da noi abitato è soltanto uno dei molti, infiniti universi probabilmente interconnessi.
Né avrebbe potuto immaginare la complessità spaventosa della fisica sub-atomica, o della biologia molecolare.
Ecco dunque che le argomentazioni teleologiche trovano oggi una inaspettata revanche motivata dalla complessità di quanto scopriamo: sappiamo per certo, ad esempio, che la vita è un fenomeno che si è verificato sulla Terra, in tutta la storia della Terra (4,5 miliardi di anni) una sola volta. Tutta la vita che oggi esiste sul pianeta discende da quel misterioso fenomeno, del quale non sappiamo quasi nulla.
Sappiamo soltanto che per nascere, la vita, la vita biologica, dovette superare un esame difficilissimo, anzi potremmo dire matematicamente ai limiti dell'impossibile: la probabilità che solo una molecola di proteine venga formata a caso (ci dice la scienza molecolare) è 1 verso 10 alla 243ma (cioè il numero dieci seguito da 243 zeri). E una cellula è costituita da milioni di molecole di proteine. Come la mettiamo ? Chi o cosa - si chiedono i moderni teleologi - ha permesso o causato questo evento così imponderabile ?
Fabrizio Falconi
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.