Spendiamo tante parole inutili per definire Dio, o per definire la sua assenza. Forse, tra le meno inutili che siano state spese, ci sono queste, meravigliose, scritte da Ingmar Bergman per il suo film, “Come in uno specchio” (1960), il cui stesso titolo è tratto da un versetto della Lettera ai Corinzi (13,12:Adesso noi vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; allora vedremo faccia a faccia).
Sull’isola il regista rappresenta le vicende dello scrittore David che trascorre le vacanze estive in compagnia del figlio Minus, della figlia Kårin – recentemente dimessa da una clinica psichiatrica – e del marito di Kårin, Martin. Ognuno di loro costituisce per gli altri una sorta di specchio, nel quale si riflettono le angosce e la difficoltà di comunicare di ciascuno.
Nel confronto tra Karin, che crede di vedere Dio nella sua follia – è celebre l’angoscioso sogno in cui Dio si manifesta sotto forma di ragno – e David, che è un peccatore che ha sbagliato tutto nella sua vita, ma è disposto a con-vertire la sua anima, si gioca la dicotomia nella quale ogni uomo si dibatte quando si pone alla ricerca di Dio.
Cercare Dio come fa Karin, e come fanno in molti, non serve a niente, se non a vedere – come in uno specchio – le proprie deformità e le proprie distorsioni, che nulla aggiungono alla propria solitudine come condizione esistenziale.
Invece David – che ha perso e sbagliato tutto è disposto a mettersi in gioco, fino in fondo.
E quando il figlio gli chiede, angosciato: "Dio? Dammi una prova di Dio. Non puoi,” il padre, David, risponde: “ Sì che posso. Dio è la certezza che l’amore esiste come cosa concreta in questo mondo di uomini… Ogni genere di amore, il più elevato e il più infimo, il più oscuro e il più splendido. Ogni specie d’amore… Non so se l’amore dimostri l’esistenza di Dio oppure se l’amore sia Dio stesso… Questo pensiero è il solo conforto alla mia miseria e alla mia disperazione. Di colpo la miseria è diventata ricchezza e la disperazione speranza. E’ come essere graziati in punto di morte.”
Il figlio, Minus, dimostra di aver capito, e risponde guardando la sorella pazza: “Allora Karin è tutta circondata da Dio, perché noi l’amiamo davvero.”
Fabrizio Falconi
Post originale pubblicato ne La poesia e lo spirito, 20 gennaio 2010.
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