2.
Costantino, un predestinato.
Uomo d’armi, cresciuto sui campi di battaglia, fiero e
pratico, geniale stratega, uomo duro e generoso. Figlio di uno dei migliori
generali di Roma (Costanzo Cloro), educato con il gladio e l’acciaio, capace
comunque di raccogliere, già giovanissimo, l’eredità che il padre gli aveva
consegnato, quella cioè di divenire il monarca assoluto (e illuminato) della
Roma più gloriosa, al termine di un periodo di spaventose lotte familiari, e di
potere infinitamente diviso. Questo era
Costantino.
Anche qui non possiamo permetterci di approfondire
ulteriormente, rimandando alla vasta letteratura biografica esistente (3).
Quello che preme sottolineare, premettendo una inevitabile semplificazione, è
che: Costantino apparve sempre
cosciente del proprio ruolo di predestinato. La figura dell'Imperatore, com’è
noto, a Roma era equiparata a quella di una divinità. E Costantino crebbe
in un ambiente pagano che identificava l’imperatore romano come un essere allo stesso tempo umano
e divino. In questa concezione, era naturale, per Costantino l'auto-identificazione
con quel Sol invictus , la divinità del Sole, che Roma aveva
ereditato insieme ad altre – assorbendone il culto spesso in forme traslate
- dalle grandi civiltà orientali con cui
era entrata in contatto, prime fra tutte quella egiziana con il Dio Horus, e
quelle indo-iraniane con il culto di Mitra.
E all'indomani della vittoria di Ponte Milvio – come vedremo – in
seguito alla apparizione del misterioso Labaro-croce, Costantino cominciò a
identificarsi anche con la nuova divinità con la quale sentiva di essere
entrato in qualche modo in contatto. Cominciò in altre parole un lento processo
di adesione (forse non pienamente consapevole) alla figura del Salvatore, cioè
di Gesù Cristo.
Testimonianze di questo processo sarebbero ad esempio:
il grande mosaico nella Basilica Lateranense. Secondo alcuni studiosi il volto del Salvatore potrebbe essere stato modellato sui lineamenti di Costantino, che fu, com’è noto il costruttore di quella prima Basilica romana (4);
Testimonianze di questo processo sarebbero ad esempio:
il grande mosaico nella Basilica Lateranense. Secondo alcuni studiosi il volto del Salvatore potrebbe essere stato modellato sui lineamenti di Costantino, che fu, com’è noto il costruttore di quella prima Basilica romana (4);
la tomba dell’Apostoleion, a
Costantinopoli, immaginata e preparata da Costantino per le sue spoglie,
formata da dodici sepolcri, per le reliquie dei dodici apostoli, più un
tredicesimo, centrale, quello nel quale avrebbero riposato per sempre le ossa
dell'Imperatore: dunque, Costantino al centro, tra i dodici apostoli;
la stessa morte di Costantino, secondo quanto racconta Eusebio, avvenuta il 22 maggio del 337 in Ancirona, presso Nicomedia, giorno della domenica di Pentecoste: anche questo servì ad alimentare post-mortem il mito di quell'identificazione di cui parliamo; il fatto infine che prima di morire, Costantino avesse immaginato una sontuosa cerimonia per ricevere il battesimo nelle acque del fiume Giordano. Questa ulteriore 'emulazione' non poté aver luogo per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, circostanza che lo obbligò a ricevere il sacramento pochi giorni prima di morire, a Nicomedia. Queste sono le parole pronunciate da Costantino, secondo il racconto di Eusebio, parole che manifestano il rimpianto per questa mancata realizzazione di intenti ( Vita di Costantino, IV, 62,2): " Finalmente è giunto il tempo in cui anche noi potremo godere del suggello che dà la vita eterna, il tempo della impronta salvifica, che una volta pensavo di poter ricevere nelle acque del fiume Giordano, nelle quali si ricorda che anche il Salvatore venne battezzato per offrirci il suo esempio... "
la stessa morte di Costantino, secondo quanto racconta Eusebio, avvenuta il 22 maggio del 337 in Ancirona, presso Nicomedia, giorno della domenica di Pentecoste: anche questo servì ad alimentare post-mortem il mito di quell'identificazione di cui parliamo; il fatto infine che prima di morire, Costantino avesse immaginato una sontuosa cerimonia per ricevere il battesimo nelle acque del fiume Giordano. Questa ulteriore 'emulazione' non poté aver luogo per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, circostanza che lo obbligò a ricevere il sacramento pochi giorni prima di morire, a Nicomedia. Queste sono le parole pronunciate da Costantino, secondo il racconto di Eusebio, parole che manifestano il rimpianto per questa mancata realizzazione di intenti ( Vita di Costantino, IV, 62,2): " Finalmente è giunto il tempo in cui anche noi potremo godere del suggello che dà la vita eterna, il tempo della impronta salvifica, che una volta pensavo di poter ricevere nelle acque del fiume Giordano, nelle quali si ricorda che anche il Salvatore venne battezzato per offrirci il suo esempio... "
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.