Via XX Settembre è una nobile strada di Roma dove
si sono stabilite diverse ambasciate e uffici diplomatici: una di queste è la
sede della rappresentanza di Francia presso la Santa Sede che è ospitata nei
nobili locali della Villa Paolina, in quell’area una volta definita dalle Mura
Aureliane, la cosiddetta strada Pia
(oggi via XX Settembre) e via di Porta
Salaria (oggi via Piave).
La villa sorse intorno al 1748 per volere del cardinal Silvio Valenti
Gonzaga, segretario di Stato di papa Benedetto XIV, su un preesistente edificio
che era proprietà di una famiglia fiorentina dal curioso cognome: Cicciaporci.
All’interno della villa il cardinale raccolse splendide collezioni molte
eterogenee tra loro, soprattutto strumenti scientifici e poi quadri, gioielli e argenterie, come si può desumere
da un celebre quadro di Gian Paolo Pannini, la
Galleria del cardinale Valenti
Gonzaga, oggi conservato al Wadsworth Atheneum di Hartford, in Inghilterra.
In questa tela è raffigurato un gruppo di persone
nell’intento di esaminare il progetto della villa, immerso in una galleria di
invenzione sulle pareti è possibile però ammirare alcuni pezzi della collezione
del cardinale: libri, statue e arazzi che testimoniano la cultura divorante e
l’eclettismo dei gusti del Cardinale-umanista.
Alla morte del Cardinale, la villa fu acquistata
nel 1809 da un’altra proprietaria illustre: Paolina Bonaparte, che le diede il
nome e ordinò nuove sontuose decorazione all’interno e all’esterno della Villa.
Paolina (che in realtà si chiamava Maria Paola)
era come noto la sorella prediletta di Napoleone, che nel 1797 era andata in sposa al generale
Victor Leclerc, e alla morte di questo (il matrimonio durò solo cinque anni)
divenne, su insistenza del fratello, la sposa del potentissimo principe Camillo
Borghese, più anziano di lei di cinque anni, la personalità più eminente della
Roma di allora, il che ne fece la regina della vita mondana romana, vista anche
la sua bellezza e il suo noto anticonformismo che la portò anche a posare
scandalosamente nuda per Antonio Canova nel celebre capolavoro che oggi è
l’attrazione principale del Museo Borghese, nella villa omonima.
La Villa in Via XX Settembre (provenendo da Porta
Pia, la si incontra sul lato destro introdotta da un grande portale in bugnato)
divenne la residenza personale e principale di Paolina a Roma, con il Casino a
più piani, la scala monumentale, le colonne doriche, e soprattutto la splendida
collezione esotica, che in parte Paolina aveva ereditato dal precedente
proprietario della Villa e in parte arricchì secondo il suo gusto personale.
Anche il giardino, per volontà della nobile
Bonaparte, divenne uno dei più lussureggianti e belli (quello rimasto oggi è
semplicemente una piccola porzione) con molte piante rare, tra le quali i primi
arbusti di ananas piantati a Roma.
Paolina, poi, dal temperamento irrequieto (che
suscitava continui scandali e costringeva il fratello a richiamarla all’ordine)
nutriva continue curiosità che si nutrivano dei bizzarri gusti del precedente
proprietario: nella grande sala del pianterreno ad esempio, Silvio Valenti
Gonzaga aveva fatto trasportare una grande pietra circolare proveniente dagli
scavi del Campo Marzio, forse attinente alla Meridiana di Augusto, sulla
superficie della quale erano riportate misteriose figure matematiche, trapezi,
triangoli, pentagoni, esagoni e solidi.
La grande sala possedeva poi, già dai tempi del
Cardinale Gonzaga, una particolarissima proprietà acustica, che sembra
divertisse molto Paolina: posizionandosi ad uno degli angoli del salone era
infatti ascoltare distintamente le conversazioni che si svolgevano al lato
opposto. Il che, in quegli anni dominati
dalla frenetica vita di corte, dagli intrighi e dai pettegolezzi, forniva degli
innegabili vantaggi.
Con la morte di Paolina (nel 1824) purtroppo
anche la Villa cadde in uno stato di abbandono, aggravato dai pesanti
danneggiamenti subiti nel 1870 durante gli scontri e i cannoneggiamenti della
Presa di Porta Pia. Rimase comunque di proprietà dei Bonaparte, fin quando fu
acquistata dall’ambasciatore di Prussia (nel 1907) per restaurarla e stabilirvi
gli uffici diplomatici.
Nel frattempo gran parte del rigoglioso giardino
era andato perduto e sacrificato per essere dato in concessione per la nascita
di nuove costruzioni abitative.
La Villa poi, in un certo senso, tornò a casa (la patria di Paolina) nel
1951 quando come detto fu acquistata dal governo francese per realizzarvi
l’ambasciata presso la Santa Sede.
Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2013
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