101 anni compiuti lo scorso
settembre Lawrence Ferlinghetti, morto a San Francisco, aveva
tenuto la sua prima mostra come pittore a New York.
Disegni,
dipinti e stampa dell'ultimo dei Beat erano stati esposti da New
Release, una galleria di Chinatown.
Padre italiano di Brescia, madre francese, Ferlinghetti era
nato a Yonkers, alle porte di New York, il 24 marzo 1919, in
piena epidemia di spagnola e ha celebrato il suo ultimo
compleanno in piena pandemia da Covid.
E' stato pittore per
tutto il tempo in cui e' stato anche poeta, editore, libraio e
attivista politico. City Lights, la libreria di San Francisco da
lui fondata nel 1953, aveva sede nel quartiere italo-americano
di North Beach, non lontano da Chinatown.
Ed e' stato un atto di
giustizia poetica che le sue opere figurative siano state
presentate in uno spazio che, nella sua prima incarnazione negli
anni Trenta, si trovava in piena Little Italy e vendeva agli
immigrati italiani musica del paese di origine.
La mostra doveva aprire in marzo per celebrare il compleanno,
ma il Coronavirus aveva costretto al rinvio.
In esposizione due
dipinti, nove opere su carta e tre stampe dagli anni Ottanta a
oggi in cui l'artista interpretava miti greci (Icaro, Leda,
Oreste e sua madre, Clitennestra), ritraeva figure letterarie e
giovani uomini e donne nudi.
"Ho amato Ferlinghetti da quando ero al liceo. Conoscevo bene
il suo lavoro letterario, ma solo cinque o sei anni fa ho visto
per la prima volta la sua produzione figurativa", aveva spiegato
all'ANSA la gallerista Erin Goldberger. "La piccola selezione e'
stata scelta per rappresentare la conoscenza, la cura e la
passione che Ferlinghetti ha avuto per la poesia, la scrittura,
la mitologia e la storia".
In "Il giovane Yeats" del 2008, Ferlinghetti ha creato un
ritratto che evoca il periodo blu di Picasso in cui le parole
"Maud Gonne gone" scritte sul petto del poeta evocano Maud
Gonne, attrice e suffragetta irlandese, che fu una delle sue
muse.
Testimone della Summer of Love e della rivoluzione hippy,
primo editore di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, Gregory Corso,
William Burroughs e Frank O'Hara, Ferlinghetti ha fatto la
storia della Beat Generation evocata in parte in "Little Boy",
il suo ultimo libro uscito in occasione del centesimo
compleanno.
Solo nel 1953, dopo una infanzia alla "Lord
Fauntleroy" di Charles Dickens, la guerra in Marina, gli studi
alla Columbia e alla Sorbona, Ferlinghetti si trasferi' a San
Francisco, la citta' dove da allora ha vissuto e lavorato fino
all'ultimo giorno.
City Lights divenne un magnete per la rivoluzione culturale
del movimento Beat e la casella postale dove i poeti si facevano
recapitare la posta quando erano "on the road". Nel 1956
Ferlinghetti pubblico' "Howl" di Ginsberg e per questo editore e
autore finirono in carcere per oscenita': il processo un anno
dopo fece entrambi diventare internazionalmente famosi.
Raro caso di poeta, insieme a Rene' Char e Saint-John Perse, ad essere pubblicato ancora in vita nella prestigiosa collezione della Biliothe'que de la Ple'iade, Philippe Jaccottet, morto a 95 anni nella notte tra il 24 e il 25 febbraio, e' stato piu' volte candidato al Premio Nobel.
Considerato uno dei maggiori poeti europei, e' stato anche un
grande saggista e traduttore di giganti come Rilke, Musil e
Ungaretti.
Il 17 marzo sara' pubblicata da Marcos Y Marcos una sua opera
in prosa inedita in Italia, inclusa nella Pleiade di Gallimard:
'Passeggiata sotto gli alberi' nella traduzione di Cristian
Rossatti, con la prefazione di Fabio Pusterla che ha curato
molte sue opere. "Respiro solo dimenticandomi di me" afferma
Jaccottet che nelle sue opere interroga la natura, la morte.
In
questo libro, una testimonianza generosa, tesa e radicale, svela
la rara intensita' di mettersi in cammino, regolare il ritmo del
passo e del respiro, avanzare nel bosco, su un terreno malcerto.
Cogliere il momento di confine in cui l'ombra della notte
assorbe gli alberi, i giardini, le vigne, le rocce. Ce la fa
toccare e affidandoci a lui, tratteniamo il fiato di fronte a
una sorgente pura.
"Lo seguiamo allora anche piu' in la', sulle
tracce di una parola che non tradisca quella luce originaria: la
parola poetica.
Senza certezze, con la sorridente esitazione di chi dipana un
filo nel momento stesso in cui lo segue, Jaccottet ci dona i
suoi dubbi, i suoi lampi, la possibilita' salvifica di
sperimentare e descrivere la meraviglia" come spiega Pusterla.
Svizzero di lingua francese, vincitore del Premio Goncourt
per la poesia nel 2003 e di tanti altri riconoscimenti tra cui
il 'Grand prix national de Traduction' nel 1987, Jaccottet era
nato il 30 giugno 1925 a Modon, nel cantone svizzero di Vaud ma
ha vissuto la maggior parte della vita, oltre mezzo secolo, a
Grignan, nel sud della Francia, dove e' morto e dove sara'
sepolto.
Dopo gli studi in lettere all'Universita' di Losanna, ha
vissuto anche a Parigi per un breve periodo, lavorando come
corrispondente dell'editore Mermod.
La sua prima raccolta di poesie e' 'L'Effraie' del 1953,
uscita per Gallimard. Ha collaborato a La Nouvelle Revue
Française dove ha fatto conoscere la letteratura tedesca. Fra le
sue raccolte piu' celebri Il barbagianni.
L'ignorante (1958) e
Alla luce d'inverno (1977), pubblicata da Marcos y Marcos nel
1997 che ha in catalogo abbiamo anche 'E, tuttavia'.
Oltre alla poesia e' autore di numerosi volumi in prosa, diari
e di critica letteraria tra cui uno studio su Jean-Pierre
Lemaire in 'Jean-Pierre Lemaire: Les Marges du jour'. Oltre a
Musil, del quale ha fatto conoscere in Francia 'L'uomo senza
qualita'', ad Ungaretti e Rilke, ha tradotto il russo Ossip
Mandelstam e gli si deve una trasposizione dell'Odissea di
Omero, dei versi di Friederich Hölderlin e di "Morte a Venezia'
di Thomas Mann.
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