E' avvincente come un giallo la
storia che, un indizio dopo l'altro, indica che potrebbe essere
di Plinio il Vecchio il misterioso cranio conservato nel museo
dell'Accademia di Arte Sanitaria di Roma.
"Finora non abbiamo
reliquie di grandi personaggi dell'antica Roma, il cranio
potrebbe essere la prima", ha detto il giornalista e storico
dell'arte Andrea Cionci, che ha promosso e coordinato due anni
di ricerche grazie a donazioni private e alla collaborazione di
esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e delle
universita' Sapienza di Roma, di Firenze e di Macerata.
"Le probabilita' che sia il cranio di Plinio il Vecchio sono
molto molto alte, anche se in archeologia non ci sono mai
certezze assolute", ha rilevato Cionci, che a Roma ha presentato
i nuovi dati nel convegno sui 100 anni dell' Accademia.
L'unica
certezza, ha aggiunto, e' che "dagli studi condotti finora non e'
emerso nulla che possa contraddire l'attribuzione a Plinio".
L'indagine e' stata suggerita a Cionci dagli elementi
riportati nel libro di Flavio Russo "79 d.C., Rotta su Pompei",
edito dallo Stato Maggiore della Difesa.
I primi esami, eseguiti
da Mauro Brilli, dell'Istituto di Geologia Ambientale e
Geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag), sono stati quelli relativi
agli atomi radioattivi, che restano imprigionati e
cristallizzati nello smalto dei denti permanenti non appena
questi compaiono: sono indicatori importanti perché gli elementi
cui appartengono e le loro quantita' variano a seconda delle zone
geografiche. "I risultati sono stati incoraggianti - ha detto
Cionci - perche' indicavano un soggetto vissuto in alcune zone
dell'Appennino centrale e della Pianura Padana, compresa la
citta' natale di Plinio il Vecchio, Como".
Un po' di delusione e' arrivata dopo gli esami condotti da
Roberto Cameriere, dell'Universita' di Macerata, che indicavano
che il cranio apparteneva a un individuo di 37 anni, mentre
Plinio ne aveva 56 al momento della morte.
Tuttavia molto presto
gli esami antropologici hanno indicato alcune differenze fra
calotta cranica e mandibola.
Sulla base di questo nuovo indizio sono entrati in campo i
genetisti: analizzando il Dna esterno al nucleo e che si eredita
solo per via materna (Dna mitocondriale), David Caramelli
dell'Universita' di Firenze e Teresa Rinaldi dell'Universita'
Sapienza hanno scoperto che mandibola e calotta cranica
appartenevano a due individui diversi.
Si e' superato cosi' anche
il problema dell'eta': la mandibola apparteneva a un individuo di
37 anni forse di origine africana ma nato in Italia, mentre la
calotta cranica a un uomo all'incirca dell'eta' di Plinio il
Vecchio.
"Una pura ipotesi - ha detto Cionci - potrebbe essere
che l'individuo piu' giovane fosse uno degli schiavi che avevano
sorretto Plinio il Vecchio al momento della morte".
Ulteriori dettagli, come la posizione in cui era stato
trovato lo scheletro e gli ornamenti militari d'oro che aveva
indosso lo scheletro stringono ulteriormente il cerchio intorno
all'identita' del cranio.
La ricerca, in via di pubblicazione da parte dell'Accademia,
e' stata possibile grazie al finanziamento di cittadini privati:
"hanno fatto delle donazioni attraverso la onlus dell'Accademia,
che si trova in uno stato di poverta' assoluta, nonostante gli
straordinali reperti che conserva".
Fonte Enrica Battifoglia per ANSA
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