Abbiamo già parlato del libro in questo blog, proponendo una intervista ad Alain Denault, qualche settimana fa.
Si tratta di un saggio che ha avuto un certo successo in molti paesi, preannunciato da un battage accattivante: "Come e perché i mediocri hanno preso il potere" e pubblicato in Italia da Neri Pozza.
In realtà il lancio del libro è abbastanza fuorviante perché Denault, docente di Scienze Politiche presso l'Università di Montreal, non è interessato qui a proporre un saggio analitico per esaminare le cause che hanno portato ad un ritrarsi delle élites - élites culturali, politiche, etiche - dalla vita pubblica, lasciando il potere, ogni potere, in mano dei "mediocri", gente che non ha né cultura né scrupoli e che è interessata soltanto alla proliferazione dei profitti e del guadagno personale.
Lungi dall'affrontare un testo organico su questo argomento, Denault compone una specie di moderno pamphlet, politicamente molto arrabbiato, sulle oscenità e sulle malefatte del potere, perlopiù concentrato dalla visuale di un paese marginale - il Canada - e di una regione - il Quebec - della quale almeno qui in Italia si parla molto poco.
Così come ? Il libro parte proprio dal mondo dell'università - la parte più convincente del volume - dove si dovrebbero formare gli esperti e soprattutto le coscienze del futuro. Le grandi università sono invece oggi, secondo Denault fabbriche del consenso, strutture completamente asservite allo statu quo, e alla logica dei grandi apparati economici. Anziché insegnare a pensare, le grandi università dunque, indicano quello che va fatto, quello che serve per restare nel seminato stantio delle ingiustizie e di un sapere sempre più massificato.
Ma Denault va oltre: e la politica e l'economia non vanno meglio, anzi. Così come la cultura: Dal principio di democrazia ormai corrotto emerge un nuovo regime che risponde al nome di "governance". L'università corrotta si trasforma in un istituto di analisi e perizie commerciali. L'economia corrotta dà origine all'oligarchia finanziaria, fonte di diseguaglianze spaventose. Le istituzioni di giustizia corrotte si concentro su istanze private e dispendiose per la composizione di vertenze varie.
Questa catena di corruzione porta sempre più in alto la concentrazione del potere: qualsiasi attività umana viene organizzata in modo che aumenti il capitale di chi la sovrintende. Questo, dice Denault, ci rende poveri sotto tutti gli aspetti.
Il difetto del libro è la frammentazione, la mancanza di un quadro di insieme e si spiega col fatto che Denault ha qui riunito le idee e le parole contenute in molti suoi articoli pubblicati in questi anni in riviste e testi universitari.
L'analisi di Denault, post marxista se così la possiamo chiamare, chiama ad un grande processo di co-rottura, cui sono - siamo chiamati tutti - per far sì che le cose cambino, e cambino davvero. Soltanto con l'impegno personale di tutti, si potrà combattere la corruzione, la degenerazione di questa forma di mondo così cinica, affidata e in mano a personalità prive di etica e di intelligenza.
Fabrizio Falconi
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