La materia oscura esiste. Almeno nella
versione `tascabile` dell`Universo riprodotto dentro a un
computer: è quanto afferma un team di ricercatori guidati
dall`Università di Durham, che, come riporta il sito dell'Agenzia
spaziale italiana, grazie alle simulazioni ha trovato una prova
dell`esistenza della signora dell`oscurità.
La dark matter, ineffabile componente del cosmo che secondo
recenti stime costituirebbe oltre l`80% della massa presente
nell'Universo, resta uno dei più grandi misteri della scienza
moderna.
La maggioranza degli astronomi è oggi convinta della sua
esistenza, eppure neanche le tecnologie più avanzate hanno
permesso fino ad ora di osservarla.
Per questo da tempo gli scienziati si stanno concentrando su
metodi indiretti per ricostruire il possibile identikit della
materia oscura, in modo da cercare di capire qualcosa di più
sulla sua natura e la sua misteriosa composizione.
Uno dei metodi
più efficaci è quello che unisce dati osservativi e simulazioni
al computer: riprodurre `virtualmente` porzioni di Universo a
partire dalle informazioni disponibili permette di elaborare
modelli simulativi da cui estrarre previsioni realistiche
sull`evoluzione del cosmo.
Il nuovo studio dell`Università di Durham si muove esattamente in
questo terreno.
Utilizzando tecniche avanzate di simulazione
computazionale, il team di ricerca ha ricostruito il processo di
formazione delle galassie tenendo conto della presenza della
materia oscura.
E così miliardi di anni di evoluzione sono stati compressi in
poche settimane, riproducendo in potentissimi supercomputer le
complesse relazioni esistenti tra la massa, la dimensione e la
luminosità delle galassie.
I risultati, pubblicati su PhysicalReview Letters, mostrano che la dimensione e la velocità di
rotazione delle galassie simulate erano collegate alla loro
luminosità in un modo simile alle osservazioni reali fatte dagli
astronomi.
In altri termini, il micro-Universo virtuale si
comportava in modo del tutto coerente con le informazioni
disponibili sull`Universo reale.
Il che, secondo gli autori
dell`articolo, è un`ulteriore prova indiretta dell`esistenza
della materia oscura.
"Questo risolve un antico problema che ha messo in difficoltà i
modelli della materia oscura per oltre un decennio - commenta
Aaron Ludlow, leader dello studio. - L`ipotesi dell`esistenza
della materia oscura resta la migliore spiegazione per i fenomeni
gravitazionali che tengono insieme le galassie. Per questo, anche
se le sue particelle sono molto difficili da rilevare, la fisica
deve insistere".
E' una cosa molto semplice (la natura lo è sempre) ma sbagliamo il punto di vista. Il modo che la materia "oscura" reagisce con il resto della materia visibile dell'universo ci porta solo in una direzione, che spiega in un modo facilissimo tutti i risultati ottenuti fino ad oggi. La soluzione l'abbiamo avuta sempre sotto il naso, anche prima della teoria di relatività (come modello)
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