02/04/17
E' morto Evtusenko. Poesia della domenica: "Distacco" di Evgenij Evtusenko.
Distacco
Il suono di un fischietto.
Il crescere del rumore.
Il treno passa come un lampo,
tra la polvere alta fino alla cintola.
L’arcata di un viadotto.
L’ansa di un fiume.
Lontano – pioppi e campi di canapa
– balenare di fazzoletti colorati.
Ragazze con allegra malizia nello sguardo,
il mercato, circondato
da dighe di
orci luccicanti,
montagne di sacchi su carri,
catinelle piene
di fragole di giardino,
sirene di locomotive
intorno alle pompe degli scali,
vagoni,
marciapiedi
e pensiline di stazioni,
caselli ferroviari,
casette di legno,
pali di telegrafo,
villaggi,
cespugli,
ponti..
Abbiamo già preso posto.
E già la hostess
ha distribuito le materassine.
E già, strada facendo, ci siamo
affiatati.
Ai nuovi nomi ci siamo abituati.
Già il mio compagno ha tirato fuori un tramezzino,
già si fa coda per l’acqua.
Già qualcuno, deposto a terra
un pesante bagaglio,
ha tracciato l’immancabile “pul’ka”,
un’armonica lontana
ha improvvisato una polca,
suoni di allegria,
senza rimpianti,
e io,
sistemato nella cuccetta superiore,
avvolto in una nuvola di tabacco Belomòr,
ascoltavo.
Chissà da dove
approdava un soffio
di fresca estate
tra il lungo gemito dei respingenti
e i secchi contraccolpi delle ruote,
e a un tratto –
un dialogo:
“Indovina, amico mio, indovina
che ragazza ho incontrato!
Se solo potessi fare amicizia,
conoscerla meglio, rivederla almeno una volta…” “Ma piantala, con queste assurdità! Ma dove credi che la rivedrai?”
“La rivedrò!”
“Ma davvero pensi che la ritroverai?”
“La ritroverò!”
Ascoltavo, come una corda vibra al suono;
come un’eco, ascoltavo
le confidenze di sconosciuti.
Scusate.
Anch’io lasciavo qualcuno,
anch’io mi separavo
dalla mia ragazza.
Sì, mia brava ragazza,
che senso
ha lamentarsi perché ci attende
un nuovo disagio,
una nuova inquietudine?
Non te ne vai forse anche tu?
Ma tu, soltanto,
da una stazione diversa per diversa strada…
Non m’importa che la gente
di casa
dica di me:
“Quando si stancherà,
alla fine,
di ripartire, di andar lontano, sempre?…”
Sì, andarmene lontano, questo per me ci vuole,
correre col treno,
rotolare con la neve,
incontrarti di nuovo
e poi di nuovo –
via! partire.
A ogni nuova separazione,
sempre più ti avvicini.
A te
io vengo
per sentieri di cerca.
“Ma dove credi che la rivedrai?”
“La rivedrò!”
“Ma davvero pensi che la ritroverai?”
“La ritroverò”.
Evgenij Evtušenko, 1952, tratto da Poesie, traduzione di Alfeo Berdin, Garzanti, 1970.
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Buona sera, mi piace moltissimo questa poesia, tra l'altro il caso vuole che l'abbia appena letta qui in casa nella raccolta da lei segnalata. Contiene poesie che a me piacciono molto. In generale amo molto la letteratura russa.
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