Ormai un classico, sempre ristampato da Adelphi:
Otto saggi scritti da Berlin tra il 1959 e il 1990, sulla rivoluzione delle idee, dal 1792 (la rivoluzione principe) ad oggi.
Il nostro evo, da Platone in poi, si è basato su concezioni universali della storia universale: tutti gli uomini sono legati da una stessa radice e da uno stesso destino. L'età dell'oro è alla portata, se l'uomo saprà superare gli ostacoli che egli stesso ha disseminato lungo la sua strada, aprendo le porte al vizio, al peccato, all'egoismo.
Nell'inizio dell'ottocento questa concezione è entrata in crisi. Sturm un drang, Romanticismo, effetti della Riforma, pensatori come Herder e De Maistre, hanno evidenziato che NON ci sono VALORI UNIVERSALI e i valori validi, riconosciuti, possono, anzi entrano in conflitto tra di loro, generando guerre ideologiche per conquistare una supremazia assoluta.
Il risultato di questa crisi è il Novecento, con le sue aberrazioni nazionalistiche. Il pensiero di Berlin è lucido, chiarissimo, divulgativo, saggio: l'uomo di oggi è sperso, non ha più sistemi.
L'unico modo per garantire il progresso è un faticoso equilibrio delicato tra i diversi valori o codici di riferimento. Dall'uomo, che secondo Berlin è un legno storto, non si potrà mai ricavare qualcosa di definitivamente diritto.
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