(Dieci grandi anime) - 3. Clive Staples Lewis (3)
In
effetti anche la ricerca di Clive Lewis riguardo la fede sembra oscillare,
umanamente tra gli opposti di una fede radicalmente – e razionalmente – vissuta
come vera, e i dolori di una ‘assenza’ di Dio che viene avvertita nelle notti
buie del dolore.
Quel vestibolo, descritto prima, può
sembrare anche un luogo molto molto oscuro.
Anni
fa - scrive in Diario di un dolore - dopo la morte di un amico, la certezza che la sua
vita continuava, che anzi continuava su un piano più alto, fu per qualche tempo
una sensazione nettissima. Ho
supplicato che mi venga data anche solo la centesima parte di quella
assicurazione per H. (è Joy, la moglie scomparsa ndA) . Non c’è risposta. Solo la porta sbarrata, la cortina di ferro,
il vuoto, lo zero assoluto. “Chi chiede
non ottiene.” Sono stato uno sciocco a chiedere. Perché ora, anche se quella
assicurazione venisse, ne diffiderei. La crederei un’autoipnosi indotta dalle
mie preghiere. (6)
Ma più avanti, nello stesso testo, nel
vestibolo compare una parvenza di luce, e la porta non è più così sbarrata.
Quando
pongo queste domande davanti a Dio, non ricevo nessuna risposta. Ma è un
“nessuna risposta” di tipo speciale. Non
è la porta sprangata. Assomiglia
piuttosto a un lungo sguardo silenzioso, e tutt’altro che indifferente. Come se
Lui scuotesse il capo non in segno di rifiuto, ma per accantonare la
domanda. Come a dire “ Zitto, bimbo; tu
non capisci. “ (7)
Il problema è sempre nella risposta, come
si vede. Nell’elaborazione dei pensieri
anche contraddittori – è facile per ognuno che abbia vissuto il lutto di
una persona cara, riconoscersi – nel flusso di sentimenti contrastanti, c’è
anche spazio per una sintesi di grandiosa efficacia.
Una
risposta, fin troppo facile, è che Dio sembra assente nel momento del nostro
maggior bisogno appunto perché non esiste. Ma allora perché sembra così
presente quando noi, per dirla con franchezza, non Lo cerchiamo? (8)
Parole che parlano – a cuore aperto –
della vita vissuta da Clive Staples Lewis.
Probabilmente, a quel che egli stesso
racconta nella sua autobiografia, anche Lewis era giunto ad archiviare la ‘pratica Dio’ quando, dopo aver
abbandonato la fede cristiana, inizia ad insegnare Lingua e Letteratura Inglese
alla prestigiosa università di Oxford (dove eserciterà per ben ventinove anni) .
L’impegno accademico lo assorbe completamente.
C’è meno tempo adesso, per pensare alle questioni ultime, e forse è un
bene così. Si dedica invece con
dedizione allo studio dei miti, compone poemi in versi ispirati alle leggende
arcaiche e alle tradizioni nordiche.
Ma ecco che la questione ritorna. E
ritorna sotto forma di una amicizia. John Ronald Reuel Tolkien, il futuro
autore de Il Signore degli anelli e
di Silmarillion ha sei anni più di Lewis. Anche Tolkien ha perso prematuramente la
madre, a soli dodici anni. Anche la
famiglia di Tolkien ha radici cristiane, anche se cattoliche. Anche Tolkien ha
combattuto nella Grande Guerra, in prima linea sul fronte occidentale. E come lui, condivide un profondo interesse
per la mitologia e insegna ad Oxford. Una specie di gemello, o di fratello maggiore,
per Lewis. Ed è forse proprio questa somiglianza a suscitargli una certa
diffidenza. Scrive ironicamente in
Surprised of joy: Alla mia venuta in questo mondo mi avevano (tacitamente) avvertito di
non fidarmi mai di un papista, e (apertamente) al mio arrivo nella facoltà di
inglese di non fidarmi mai di un filologo. Tolkien era l'uno e l'altro.
(segue -3./)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
6.
Diario di un dolore, op.cit. pag.14.
7.
Diario di un dolore, op.cit. pag.78.
8.
Diario di un dolore, op.cit. pag. 13.
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