(Dieci grandi anime) - 3. Clive Staples Lewis (2)
Ma la prova più difficile è quella che
deve affrontare nella piena maturità della sua vita, quando, dopo molta
solitudine, l’incontro con Joy – la bella americana che ha conosciuto per
lettera – sembra spalancargli le porte di una felicità insperata: non è
così. Pochi mesi dopo il matrimonio con
rito civile, la donna comincia ad accusare sintomi di quella che viene
diagnosticata, all’inizio, come una reumatite.
Ma esami più approfonditi rivelano l’esistenza di un tumore alle ossa,
già piuttosto esteso. Quando viene celebrato il matrimonio religioso, nel marzo
del 1957, sembra che la fine sia ormai vicina.
Invece, nell’estate seguente, Joy migliora sensibilmente. A tal punto
che la coppia di sposi parte per un viaggio in Irlanda, poi, l’anno
successivo in Grecia. Ma la malattia ben presto prende nuovamente
il sopravvento. Joy muore nel luglio del
1960.
Sarà proprio l’esperienza di questo
spaventoso lutto a generare la nascita di quel capolavoro, Diario di un dolore, che Lewis scrive di getto nei mesi seguenti la
morte di Joy, e che pubblica sotto pseudonimo.
Un grido, una protesta - che non mette mai a soqquadro il cielo, ma
chiede risposte, e resta inconsolabile - percorre tutto il libro, che si legge oggi come
un moderno lamento di Giobbe.
Parlatemi
della verità e della religione, scrive Lewis, e
ascolterò con gioia. Parlatemi del
dovere della religione e ascolterò con umiltà. Ma non venite a parlarmi delle
consolazioni della religione, o sospetterò che non capite. (3)
Perfino l’ultimo atto della vita terrestre
dello scrittore si concluderà con una specie di beffa. Lewis infatti si ammala ai reni e al cuore, e
muore pochi soltanto tre anni dopo la sua compagna, proprio nello stesso giorno
– 22 novembre 1963 – in cui il fucile di Lee Harvey Oswald uccide a Dallas John
Fitzgerald Kennedy. E’ chiaro che – scosso
da questa grande tragedia – il mondo si dimentica di Lewis, e anche della sua
morte.
Ma, a parziale riparazione di quel
momentaneo oblio, c’è da dire che mai come oggi l’opera di Lewis è letta,
riscoperta e amata in tutto il mondo. Eppure, si tratta di un’opera ben
variegata, e di difficile interpretazione, dove è possibile trovare di tutto,
dai testi di introspezione filosofica,
alle saghe allegoriche, ai romanzi di pura fantascienza, dalle opere
puramente accademiche ai libri per ragazzi.
Se
c’è un filo rosso che attraversa interamente questa opera, è però sicuramente
quella ricerca, quasi quella ossessione, di un oltre, di una sostanza segreta dietro l’apparenza di tutte le
cose, cui abbiamo già detto, e che Lewis
stesso definiva ‘gioia’.
Un cammino che lo scrittore ha definito - nei
racconti autobiografici - lungo,
faticoso e senza un arrivo stabilito una volta per tutte.
Quando prova a descrivere tempi e modi di
questa ricerca, Lewis, fa ricorso ad immagini molto concrete, ed è anche questo
che lo rende così popolare, così immediatamente comprensibile. In quello che è
il suo saggio forse più famoso - Il cristianesimo così com’è (4) -
trascrizione di una serie di conversazioni radiofoniche , così scrive:
Il cristianesimo puro e semplice proposto
qui, scrive Lewis, è simile a un
vestibolo in cui si aprono porte che danno in varie stanze… Il vestibolo è un
luogo dove stare in attesa, un luogo da cui tentare varie porte, non un luogo
in cui vivere. Alcuni, è vero, dovranno
attendere nel vestibolo per un tempo considerevole, altri sanno con certezza
fin quasi dal primo momento a quale porta bussare. Io non so perché ci sia
questa differenza, ma sono sicuro che Dio non fa attendere nessuno se non vede
che l’attesa gli giova.
Quando entrerete nella vostra stanza
scoprirete che la lunga attesa vi ha arrecato un beneficio che non avreste
avuto altrimenti. Ma dovete considerarla un’attesa, non una sistemazione
definitiva. Dovete continuare a
pregare per aver luce. (5)
(segue -2./)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
3.
Diario di un dolore, op. cit. pag. 31.
4. Mere Christianity (based on radio talks
of 1941-1944), è edito
in Italia da Adelphi con il titolo Il
cristianesimo così com’è, Milano,
1997, traduzione di Franco Salvatorelli.
5.
Il cristianesimo così com’è, op.cit. pag. 21.
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