Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti.
100 film da salvare alla fine del mondo: 37. "Barton Fink" di Joel e Ethan Coen (1991)
Anche se è sempre molto difficile nella filmografia dei fratelli Coen un solo film, vista la qualità altissima di molte loro opere, scelgo il primo capolavoro realizzato, Barton Fink, il cui titolo fu come al solito, in Italia, deturpato dall'aggiunta di un sottotitolo assurdo e inutile: È successo a Hollywood.
Lo scelgo perché da molti punti di vista rappresenta comunque la summa dell'idea di cinema dei due geniali registi statunitensi.
Il film è ambientato nel 1941 e racconta le vicende di Barton Fink, scrittore e drammaturgo newyorkese di origine ebraica, reduce da uno strepitoso successo di critica e pubblico a Broadway grazie ad una pièce sulla gente comune, che in seguito a questo, viene chiamato ad Hollywood da una major per lavorare alla sceneggiatura di un film sul wrestling, lontano cioè anni luce dai suoi interessi.
Giunto a Los Angeles, Barton prende una camera all'hotel Earle, un buio e polveroso albergo i cui unici residenti visibili sono il portinaio Chet, l'anziano addetto all'ascensore e Charlie Meadows, un bonario agente assicurativo, suo vicino di stanza, che subito instaura un buon rapporto con Fink.
Barton, messosi al lavoro nella sua stanza con due finestre vista muro, tappezzeria scollata ed un piccolo quadro raffigurante una ragazza che guarda una spiaggia, incappa nel classico "blocco dello scrittore" e per risolverlo si rivolge al romanziere/sceneggiatore J.P. Mayhew e alla sua segretaria/amante Audrey, colei che da tempo si occupa di scrivere le sceneggiature di Mayhew ormai alcolizzato e incapace di produrre.
Al risveglio dopo una notte d'amore Barton trova al suo fianco il cadavere di Audrey e le sue urla richiamano il vicino Charlie che decide di aiutare Barton preoccupandosi di occultare il cadavere.
Charlie poi parte per New York lasciando a Barton un pacco e promettendo di fare visita ai suoi genitori, ma poco dopo all'hotel giungono due poliziotti, i detective Mastrionotti e Deutsch, che spiegano a Barton che Charlie in realtà è un pericoloso serial killer il cui vero nome è Karl Mundt.
Travolto dalla scoperta, Barton ritrova l'ispirazione e scrive rapidamente un soggetto, che però viene rifiutato dal produttore.
Tornato all'albergo Barton ritrova i due poliziotti che vogliono arrestarlo ma in quel momento scoppia un incendio e ritorna Charlie che uccide i due poliziotti e, mentre Barton fugge, rimane nell'hotel in fiamme.
Barton si ritrova sulla spiaggia, dove incontra una ragazza, del tutto uguale a quella raffigurata nel quadro della sua stanza.
Sotto le mentite spoglie di un noir, anzi di un hard-boiled, di genere, Barton Fink è invece una poderosa meditazione sul potere dell'arte, sul rapporto sempre in bilico tra realtà e finzione, sulla creatività e l'amore, sul potere che corrompe, sull'amicizia che non salva, sulla deriva dei valori umani nella società americana. Tutti temi che si ritroveranno abbondantemente nei film successivi dei fratelli americani.
Barton Fink, con questo film trionfò a Cannes dove vinse la Palma d'oro come miglior film al Festival di Cannes 1991.
Fabrizio Falconi
Barton Fink
di Ethan e Joel Coen
Usa, 1991
durata 114 minuti
con Michael Lerner, John Turturro, John Goodman, Judy Davis, John Mahoney, Tony Shalhoub
Anche se è sempre molto difficile nella filmografia dei fratelli Coen un solo film, vista la qualità altissima di molte loro opere, scelgo il primo capolavoro realizzato, Barton Fink, il cui titolo fu come al solito, in Italia, deturpato dall'aggiunta di un sottotitolo assurdo e inutile: È successo a Hollywood.
Lo scelgo perché da molti punti di vista rappresenta comunque la summa dell'idea di cinema dei due geniali registi statunitensi.
Il film è ambientato nel 1941 e racconta le vicende di Barton Fink, scrittore e drammaturgo newyorkese di origine ebraica, reduce da uno strepitoso successo di critica e pubblico a Broadway grazie ad una pièce sulla gente comune, che in seguito a questo, viene chiamato ad Hollywood da una major per lavorare alla sceneggiatura di un film sul wrestling, lontano cioè anni luce dai suoi interessi.
Giunto a Los Angeles, Barton prende una camera all'hotel Earle, un buio e polveroso albergo i cui unici residenti visibili sono il portinaio Chet, l'anziano addetto all'ascensore e Charlie Meadows, un bonario agente assicurativo, suo vicino di stanza, che subito instaura un buon rapporto con Fink.
Barton, messosi al lavoro nella sua stanza con due finestre vista muro, tappezzeria scollata ed un piccolo quadro raffigurante una ragazza che guarda una spiaggia, incappa nel classico "blocco dello scrittore" e per risolverlo si rivolge al romanziere/sceneggiatore J.P. Mayhew e alla sua segretaria/amante Audrey, colei che da tempo si occupa di scrivere le sceneggiature di Mayhew ormai alcolizzato e incapace di produrre.
Al risveglio dopo una notte d'amore Barton trova al suo fianco il cadavere di Audrey e le sue urla richiamano il vicino Charlie che decide di aiutare Barton preoccupandosi di occultare il cadavere.
Charlie poi parte per New York lasciando a Barton un pacco e promettendo di fare visita ai suoi genitori, ma poco dopo all'hotel giungono due poliziotti, i detective Mastrionotti e Deutsch, che spiegano a Barton che Charlie in realtà è un pericoloso serial killer il cui vero nome è Karl Mundt.
Travolto dalla scoperta, Barton ritrova l'ispirazione e scrive rapidamente un soggetto, che però viene rifiutato dal produttore.
Tornato all'albergo Barton ritrova i due poliziotti che vogliono arrestarlo ma in quel momento scoppia un incendio e ritorna Charlie che uccide i due poliziotti e, mentre Barton fugge, rimane nell'hotel in fiamme.
Barton si ritrova sulla spiaggia, dove incontra una ragazza, del tutto uguale a quella raffigurata nel quadro della sua stanza.
Sotto le mentite spoglie di un noir, anzi di un hard-boiled, di genere, Barton Fink è invece una poderosa meditazione sul potere dell'arte, sul rapporto sempre in bilico tra realtà e finzione, sulla creatività e l'amore, sul potere che corrompe, sull'amicizia che non salva, sulla deriva dei valori umani nella società americana. Tutti temi che si ritroveranno abbondantemente nei film successivi dei fratelli americani.
Barton Fink, con questo film trionfò a Cannes dove vinse la Palma d'oro come miglior film al Festival di Cannes 1991.
Fabrizio Falconi
Barton Fink
di Ethan e Joel Coen
Usa, 1991
durata 114 minuti
con Michael Lerner, John Turturro, John Goodman, Judy Davis, John Mahoney, Tony Shalhoub
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