02/02/19

Storie Romane: Via Veneto e la vicenda di Fra' Pacifico, il frate che "dava i numeri".



Via Veneto e i numeri di Fra’ Pacifico.

Era la più elegante via di Roma, lo è anche oggi forse, anche se il suo fascino sembra essere decaduto, dopo il magico decennio degli anni ’60 dove per una serie di circostanze questa strada di Roma si trovò ad essere additata come il centro del mondo, il centro del mondo che contava: Via Veneto è universalmente nota. Eppure il suo nome completo è Via Vittorio Veneto.  La strada infatti, pur essendo ubicata nel dedalo di vie dedicate alle diverse regioni italiane, cambiò la sue denominazione dopo il 1918, quando si scelse di dedicarla al comune di Vittorio Veneto, teatro della gloriosa e decisiva battaglia vinta dagli italiani contro gli austriaci durante il primo conflitto mondiale.

Fu scelta dunque, forse per mera praticità, la Via che esisteva già dal 1886 quando era sorto il quartiere Ludovisi, dallo smembramento della bellissima Villa (vedi il capitolo precedente) e che era intitolata alla regione veneta.

Tra il 1890 e il 1960, la Via si arricchì di elegantissimi palazzi e ville (la più celebre è la Villa Margherita, oggi sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti) divenuti con il tempo sontuosi alberghi, sedi diplomatiche o di istituti bancari.

Fu però il genio di un artista, Federico Fellini, a trasformare questa strada un mito. C’è qualcuno che oggi sostiene che la Via, in realtà, non fu mai un vero e proprio punto di aggregazione degli intellettuali di allora. E’ pur vero che i tavolini degli eleganti caffè ospitavano molti dei registi e degli scrittori più in voga, nel dopoguerra italiano, come racconta anche Eugenio Scalfari in un suo famoso libro di memorie.  Ma  Fellini ci mise molto del suo, inventando letteralmente un luogo, tanto è vero che pretese ed ottenne dalla produzione di allora di ricostruire la Via, così come era, fedelmente, nel rassicurante spazio dell’amatissimo teatro di posa numero 5 di Cinecittà dove il regista riminese girò la gran parte dei suoi film.

Federico Fellini seduto ai tavoli di Doney

E a Via Veneto, Fellini era in effetti un habitué come è possibile verificare dalle molte foto d’epoca che lo ritraggono seduto ai tavolini dei caffè.

Oggi la Via non ha più sicuramente lo charme di allora, anche se resta una meta privilegiata del turismo internazionale e presenta molti motivi di interesse e di curiosità, che riportano ai secoli del passato, come la celebre Fontana delle Api scolpita nel 1644 da Gian Lorenzo Bernini e commissionata da Papa Urbano VIII o come la celebre chiesa di Santa Maria della Concezione, eretta da Antonio Casoni nel 1626 per il cardinale Antonio Barberini, cappuccino, a sua volta fratello di Urbano VIII, che per i romani è la Chiesa dei Cappuccini (della quale parliamo anche in un altro capitolo di questo Rione) con il suo cimitero con più di quattromila scheletri di frati.

A proposito di questa Chiesa è poco conosciuta la vicenda di un converso del convento, un cappuccino, tale Fra Pacifico, vissuto nell’Ottocento, che a Roma divenne una vera e propria celebrità per una sua dote molto particolare: sembra infatti che avesse una incredibile capacità di predire numeri del lotto regolarmente vincenti.


Divenne una tale fenomeno, in città, che il popolo sembra si riunisse in vere calche e assembramenti di fronte alla Chiesa per poter avere dal fraticello le agognate combinazioni vincenti.  La cosa, ovviamente, suscitò ad un certo punto la contrarietà delle autorità ecclesiastiche: la notizia anzi arrivò direttamente all’orecchio di Papa Gregorio XVI (1831-1846), il quale dispose il trasferimento di Fra’ Pacifico.

La qual cosa fu accolta con vero e proprio dolore dalla popolazione, che si raccolse davanti a Santa Maria della Concezione per implorare un’ultima combinazione vincente.   In quella occasione, però, il frate sorprese tutti, declamando una frase sibillina che però i popolani non fecero molta fatica ad interpretare:  Roma, SE SANTA SEI/ perché crudel SE’ TANTA?/ SE DICI che SE’ SANTA/ certo bugiarda SEI !

Che, decrittato, significava una bella cinquina di numeri: 66,70,16,60,6. 

Le cronache riferiscono che anche stavolta il Frate non sbagliò e una buona parte di Romani festeggiò una cospicua vincita.


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