David Garnett ha scritto questo romanzo nel 1955, e per me è abbastanza misterioso comprendere come mai, in Italia sia passato così inosservato.
Narratore, critico e protagonista del circolo di Bloomsbury, Garnett ha immaginato questo romanzo ambientandolo, all'inizio, in Provenza, quando un giovane inglese, Alexis, coglie al volo l'occasione di una prima avventura amorosa: una giovane attrice di teatro, Rose, capricciosa e sensuale che conosce tramite lo zio poeta di Alexis, George.
Con Rose Alexis vive una breve e intensa storia d'amore, interrotta da un escamotage con il quale la ragazza decide di tornare da Marcel, il capo compagnia, per un nuovo spettacolo da mettere in scena.
Quando torna da due anni all'estero, come militare, Alexis scopre che Rose vive ora insieme a George e ha intenzione di sposarlo. Ne nasce una scenata, e un ferimento della ragazza, che però non solo non cambia idea, ma decide anche di avere un figlio dal nobile George, molto più grande di lei.
Da quel momento, tutte le possibili implicazioni amorose tra questi esseri vengono scandagliate in una storia che pur apparendo lieve e aerea, nasconde un fondo assai bruciante.
E' proprio questo il maggior pregio di questo romanzo di Garnett: parlare con levità e assenza totale di moralismo, delle questioni d'amore, dei capricci, dei fraintendimenti, dei bisogni, della superiorità della fortezza d'animo, della liberalità, della felicità intravista e ricercata, di tutto ciò insomma di cui è fatta l'esperienza amorosa, culmine di ogni possibilità vitale.
La prosa di Garnett è precisa, elegantissima e controllata. I sentimenti e le passioni sono asservite a questo controllo magistrale della lingua.
E' insomma un libro da non perdere, per chi ha voglia di scoprire la maestria di David Garnett.
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