Bob Dylan, fonte d'ispirazione per
scienziati.
Le sue canzoni sono citate in ben 213 studi
scientifici e il numero e' aumentato esponenzialmente dal 1990.
A
rivelare la curiosità e' un'indagine apparsa su the BMJ.
Tutto inizia un po' per gioco. Nel 2014 viene infatti rivelato
che un gruppo di scienziati del Karolinska Institutet in Svezia
aveva nascosto parti dei testi di Bob Dylan nei loro studi, per
una scommessa iniziata ben 17 anni prima.
Cosi', un altro gruppo
di ricercatori del Karolinska ha deciso di indagare come le
canzoni del 'menestrello' americano venissero citati in
letteratura biomedica: il risultato e' stato 213 referenze.
Secondo la ricerca, il primo articolo che lo citava era
apparso nel 1970 su Practical Nursing.
Dopo una manciata di
citazioni durante periodo di massimo splendore di Dylan nella
prima meta' degli anni 1970, pochissime ne sono risultate fino al
1990, ma da allora il numero e' aumentato esponenzialmente.
Risale, infatti, al 1997 la pubblicazione su Nature Medicine
dell'articolo di Jon Lundberg e Eddie Weitzberg, entrambi
professori presso l'istituto svedese. Il titolo era 'Ossido
nitrico e infiammazione: la risposta sta soffiando nel vento',
ovvero 'The Answer is blowing in the wind'.
Da li', per
scommessa, decisero di proseguire con le citazioni 'nascoste',
ma non furono i soli.
Le due canzoni piu' quotate sono The Times
They Are A-Changin'(135 articoli) e Blowin' in the Wind (36
articoli), seguite da All along the Watchtower, Knockin'on
heaven's door e Like a Rolling Stone.
La nota rivista Nature ne
cita almeno in sei articoli.
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