Nel 1984 e successivamente ristampato nel 1992, La Tartaruga ha meritoriamente pubblicato il meraviglioso epistolario tra Rainer Maria Rilke e Lou Andreas Salomé nel corso di quasi trent'anni, dal 1897 al 1926.
Si tratta della traduzione del volume curato da Ernst Pfeiffer il quale, riuscito ad ottenere i diritti dagli eredi, mise insieme tutto ciò che restava delle lettere scambiate da Rilke e Salomé in tre decenni cruciali, per la loro storia e per la storia dell'Europa e dell'Occidente.
L'epistolario in questione è formato da 134 comunicazioni scritte di Rilke (escludendo poesie e dediche) e di 65 di Lou A. S.
La disuguaglianza numerica degli scritti dipende in parte dall'indole di Rilke - dopo ogni intervallo è quasi sempre lui che riprende a scrivere per primo, perché aveva in continuazione il bisogno di raccontarsi - e in parte dal fatto che sono andate perdute diverse lettere di Lou.
Mancano in particolare quelle della prima, appassionata, fase del loro rapporto di cui si sono conservate soltanto le lettere di Rilke e solo quelle relative ai primi giorni del loro incontro.
L'ultimo appello di Lou, del febbraio 1901, conclude i quasi quattro anni di vita in comune e si pone già fuori del legame che li aveva uniti fino a quel momento.
Nel maggio del 1897 a Monaco Lou aveva incontrato il giovane Rilke (lei 36 anni, lui 22), che sollecitato da lei cambierà ben presto il proprio nome René in Rainer, con il quale diverrà presto famoso in gran parte d'Europa.
Lou, nata il 12 febbraio del 1861 a Pietroburgo, era sposata, dal 1887 a Friedrich Carl Andreas, studioso di storia delle lingue, di quindici anni più vecchio di lei,che dopo momenti molto burrascosi e un tentativo di suicidio, la convince a sposarlo. Ma Lou gli impone un "matrimonio in bianco" ed esige per sé la più ampia libertà di movimento, nonché l'impegno che lui non interferisca nella sua vita sentimentale.
Quando conosce Rilke, Lou - nonostante la fama che si porta dietro dai tempi del triangolo scandaloso con Nietzsche e il filosofo Paul Réem (in realtà del tutto casto) - è ancora vergine. Tra i due ha inizio un rapporto intensissimo, che coinvolge corpo ed anime.
Dopo quattro anni, Lou decide di interromperlo. E del periodo della vera e propria amicizia - dal 1903 e fino alla morte di Rilke (1926) è la seconda parte molto più cospicua dell'epistolario.
Distrutto dalla separazione, Rilke trova il modo di sopravvivere. Sposa la scultrice Clara Westhoff, allieva di Rodin, ha con lei una figlia, ma non smette di girovagare per l'intera Europa - in fiamme - di quegli anni, in un incredibile tourbillon di incontri (con tutte le più grandi personalità dell'epoca) e di luoghi, che si può leggere qui.
Lou resta per Rilke il riferimento di una vita intera. Il soggetto amoroso si trasforma in presenza/assenza, vicinissima distanza, comunione totale di spirito. Le lettere sono struggenti: Sai, se non si morisse di vecchiaia, si morirebbe di nostalgia, scrive Lou. (lettera del 22 settembre 1921)
Tutto ciò che vive, risponde Rilke, che pretende la nostra attenzione, incontra in me una infinita partecipazione, dalle cui conseguenze devo poi ritrarmi con dolore quando mi accorgo che mi consumano totalmente. (lettera del 29 dicembre 1921).
Tu sei l'uomo più simbolico che io conosca, scrive ancora Lou, e tu vivi le cose ultime, le conferme, per le quali la materia esistenziale si concentra solo di quando in quando per poterle rivelare; per questo tanto spesso tu non puoi vivere. (lettera del 5 gennaio 1921).
Rilke continua a spostarsi, di ritiro in ritiro, di esilio in esilio, a Duino, dove compone gran parte delle Elegie, e infine a Muzot, dove la sua malattia si aggrava fino alla morte.
Lo spirito inquieto, errante di Rilke, la saggezza altrettanto inquieta di Lou: una stessa devastante sensibilità, un attraversamento della vita come esperienza iniziatica, fino alla morte. Queste lettere esprimono cose che non si possono esprimere che vivendo, o nella rarefazione artistica di un genio puro come Rilke: il tormento delle costrizioni terrene, la mancanza o la nostalgia di quel che non può essere afferrato mai definitivamente; l'estasi della creazione artistica, delle anime che non si incontrano e non si sciolgono più, mai più, nonostante e oltre le incombenze del vivere.
Fabrizio Falconi (C)(riproduzione riservata)
Rilke e Lou Andreas Salomé
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