Non ci sono appigli, in questo liquido nel quale mi muovo.
Lascia i tuoi sogni camminare ovunque. Sono liberi, non meritano questo. Lentamente mi lascio trasportare. Scendo a patti con la mia voglia di abbandono. Lascia che io viva.
Le bolle sono d'aria, i polmoni la trasmettono all'acqua, e non possono mescolarsi per nessuna ragione. Alla superficie risalgono, al vento agli spruzzi all'onda. Lascia che io viva.
Sono così pesante, mio amante perduto, sono così piena di sassi. Sono leggera come i miei capelli che si muovono nella corrente. Lascia che io viva.
La luce della luna traspare qui sotto, nelle profondità recluse dalle terre sommerse, piene di vita pulsante. Diventa scia o ombra. Lascia che io viva.
Solo con te, astro magnifico, posso navigare avvolta dal bianco vestito fino alla riva lontana come un miraggio. Verde, acqua, suono, vita. Lascia che io viva.
Si rinnova la parola detta. Si disintegra il flutto, si spegne la musica delle onde.. Trasportato dolcemente il viso di Ofelia emerge dal sogno della vita come un frutto d'ombra, come un miracolo inverato, come l'attesa viva che non muore e non scolora.
Fabrizio Falconi (C) riproduzione riservata 2015
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