Il mondo è come sei, recita un vecchio motto sapienziale.
Se c'è verità in questo, alla luce di quanto successo nelle ultime 72 ore a Parigi, non stiamo messi bene. Non servivano certo le nefaste imprese dei fratelli Kouachi e dell'altro terrorista, Amedy Coulibaly, asserragliato con ostaggi nel negozio Kosher, per capire come siamo ridotti.
E' certamente vero che il sonno della ragione genera mostri, come scrisse Francisco de Goya e rappresentò in una sua celebre grafica (qui sopra).
Quando la ragione dorme - laddove per ragione si intende ragionamento, tradizione, principi fondamentali, cultura, dialogo - si levano in volo gli uccelli più oscuri. I mostri sono liberi di agire, nessuno più li ferma.
E' per questo che la tragedia di Charlie Hebdo riguarda tutti. L'enfasi non aiuta a comprendere, il dividere tutto - come sempre - in torti e ragioni, giustificazioni e accuse, libertà e oppressioni, complotti, cause economiche, conflitti sociali, traffici d'armi, guerre sante.
Tutto vero, tutto giusto. Ma come nell'epoca più buia del Novecento (i primi anni '30), si ha l'impressione che per il mondo si aggiri uno spaventoso morbo, che sulla pretesa della sopraffazione (di tutto e di tutti, quindi soprattutto di chi pensa ed è diverso) costruisce il suo trionfo epidemico.
Come allora, le coscienze pensanti erano poche, le voci flebili. Ciascuno si sentiva rintanato nel suo piccolo mondo, illusoriamente al sicuro. Ciascuno combatteva contro i propri fantasmi, sicuro che si trattasse di roba propria, e che alla fine il mondo se la sarebbe risolta da sola, la questione.
Ma niente si risolve da solo. Tutti siamo dentro, proprio tutti. Anche quelli che continuano a coprirsi la testa e a sonnecchiare mentre nella penombra svolazzano le creature di Goya.
Fabrizio Falconi
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