Il tempo della semina del grano è l'autunno.
Nella stagione dove tutto muore, qualcosa segretamente nasce.
Il contadino ha già arato il campo, l'erpice lo ha spianato, tutto sembra ormai brullo e finito, come in ogni anno. Ma tutto quello che verrà poi, che rinascerà, viene piantato in questo tempo cupo, durante il quale il cielo si annerisce, il vento spazza via ogni foglia, i rami restano impietriti, la pioggia copre come pietra tombale la vita, prima della benedizione silenziosa della neve.
Il grano seminato dorme, al buio. Si prepara nell'infimo del terreno, tra i vermi.
Nell'umile non visto e non udito.
Anche l'energia vitale, il rinnovamento, la rinascita personale, l'amore, funzionano così. Come il lussureggiante campo che esploderà al sole di luglio.
Nessuna di queste cose può arrivare se essa viene condizionata o ordinata a crescere.
La crescita è un fenomeno spontaneo, che sgorga dalla pazienza dell'era nascosta, non controllabile, non artificiosa, non voluta.
La speranza è nel seme. La crescita è nella sapienza della terra. Di ciò che già la terra, contiene.
Scriveva Rainer Maria Rilke nel Testamento:
come sono stanco di predisporre tutte queste contromosse per difendermi dalle prevaricazioni dell'amore - ; dove sarà il cuore che non mi 'commissioni' una precisa, egoistica felicità, ma mi conceda di predisporgli ciò che da me sgorga inesauribilmente ?
Fabrizio Falconi
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