Dieci grandi anime. 10. Roger Schutz (2./)
La musica fra l’altro, ebbe, nella famiglia di
Roger, un'importanza del tutto particolare:
una zia aveva studiato virtuosismo
pianistico addirittura con Hans Von Bulow e
Franz Liszt. E anche Geneviève,
la sorella che condividerà con Roger l’avventura della fondazione della
Comunità, prima di raggiungere il fratello a Taizè, studiava musica pensando di diventare una
concertista. Questa familiarità con la
musica spiega bene la scelta dei canti e della meditazione musicale, come mezzo privilegiato di comunione e
condivisione, che verrà realizzato molti anni dopo a Taizé.
Il giovane Roger era cagionevole di salute:
durante l'adolescenza si
ammalò di tubercolsi polmonare e diverse ricadute fecero temere il peggio. Una volta guarito però, contro la volontà del
padre che lo voleva teologo, manifestò l’intenzione di iscriversi alla facoltà
di Lettere per diventare scrittore. Ma
raggiunta Parigi, dove portò con sé un primo scritto – intitolato: Evoluzione di una giovinezza puritana – cambiò
idea, finendo proprio per iscriversi alla facoltà di Teologia, prima a Losanna
e poi a Strasburgo.
Al termine di questo, periodo, nel 1940, quando
l’Europa bruciava ormai del conflitto mondiale, viaggiando in bicicletta, Roger riuscì a raggiungere la Francia , che significava
per lui un ritorno alle origini della sua famiglia materna: il giovane si
sentiva chiamato a ripercorrere le orme della anziana nonna, Marie-Louise
Marsauche-Delachaux, che durante il primo conflitto mondiale si
era prodigata, nelle sue terre, per dare rifugio agli scampati dalla guerra. Rimasta vedova, all'inizio del primo conflitto mondiale,
infatti, viveva nella Francia del Nord,
a pochi chilometri dal fronte, dove combattevano tre dei suoi figli. La sua
casa, finché il pericolo non la costrinse a riparare in Svizzera, era divenuta
rifugio per donne incinte, vecchi, bambini. Fu a quanto pare proprio la nonna,
ad inculcare nel nipote l’importanza della riconciliazione tra i cristiani d’Europa, per scongiurare
conflitti così crudeli come quello a cui lei aveva assistito. Da giovane, raccontò il Frère un giorno,
sono partito in bicicletta, per trovare una casa dove pregare, dove
accogliere e dove ci sarebbe stata un giorno questa vita di comunità. Idee già molto radicate e chiare, dunque.
E Roger trovò questo posto dove
stabilirsi, proprio in Borgogna, vicino a Cluny, dove sorge una delle più
antiche abbazie d’Europa, fondata nel 910 d.C. centro del monachesimo
occidentale benedettino.
Un racconto riferito dallo stesso Frère,
vuole che egli fu spinto a scegliere il piccolo villaggio di Taizè, poco
distante da Cluny, proprio a seguito del calore con cui fu accolto dai suoi
abitanti, e in particolare delle suppliche di una vecchia contadina, una certa Henriette Ponceblanc, che
invitatolo a pranzo, gli disse: "Resti
qui, siamo così soli". Una
frase che, come riferì più tardi, a Roger sembrò proferita dal Cristo stesso
attraverso le parole di quella donna.
Quella scelta fu davvero provvidenziale: Taizé sorgeva infatti vicinissima alla
linea di confine che divideva in due la Francia , dopo l’invasione nazista, ed era il
punto di passaggio ideale dei molti rifugiati che cercavano scampo al sud,
sfuggendo all’occupazione dei tedeschi.
In condizioni molto precarie – con
l’aiuto di un prestito e della sorella Geneviève accorsa dalla Svizzera - Roger comprò una vecchia casa abbandonata,
insieme a due casupole adibite a dimora dei contadini. Si mise al lavoro e in breve tempo riuscì a
rendere gli edifici abitabili. L’acqua era quella di un pozzo, si mangiava quel
poco che si riusciva a comperare al mulino del paese.
Eppure, in condizioni così povere, così
modeste, Frère Roger cominciò a edificare le fondamenta della sua grande opera,
decidendosi ad offrire rifugio a decine di ebrei in fuga dalla Francia occupata.
In quei mesi drammatici, pregava da solo per tre volte al giorno in un piccolo oratorio, come farà poi la
futura comunità che aveva già in mente.
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
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