E' l'esposizione piu' attesa
dell'estate in Francia e il suo ideatore e curatore e' il
filosofo piu' mediatico di Francia, Bernard-Henri Levy: 'Le
avventure della verita'.
Pittura e filosofia: un racconto', un
percorso inedito e ambizioso sul rapporto tra arte e filosofia,
si apre sabato alla Fondation Marguerite et Aime' Maeght diSain-Paul de Vence, in Costa Azzurra, uno dei maggiori centri
d'arte moderna e contemporanea, inaugurato nel 1964 dal grande
ministro della Cultura, Andre' Malraux.
Partendo dalla celebre condanna che Platone fece dell'arte,
imitazione della realta' sensibile e quindi del mondo delle
idee, si apre un percorso in sette tappe scandito dalla
filosofia di Hegel, Nietzsche, Kant, Heidegger, con opere - in
tutto 126, provenienti dal mondo intero - di Anselm Kiefer, De
Chirico, Jean-Michel Basquiat, Tintoretto, Jackson Pollock,
Cranach il Vecchio, Rothko, Warhol, Bronzino, e tanti altri.
C'e' anche il contributo di venti artisti contemporanei, tra cui
Jeff Koons, Anish Kapoor e Marina Abramovic, che hanno accettato
di leggere, davanti alla telecamera di Levy, alcuni testi
filosofici, oltre a un imponente catalogo-libro.
"Il risultato e' conforme a quello che speravo - dice
all'ANSA Bernard-Henri Levy, 64 anni, occupato a ultimare
l'allestimento dell'esposizione -. Tre condizioni sono riunite:
fare onore alle opere, rispettare il luogo della mostra (la
Fondation Maeght e' un'opera d'arte in se' tra la corte
Giacometti, il labirinto Miro', i mosaici murali di Marc Chagall
e le vetrate di Braque, ndr.) e restare fedeli alla problematica
dell'esposizione".
Alla prima esperienza come curatore, Levy
aggiunge: "Sono molto felice e molto commosso nel vedere
apparire insieme queste opere che avevo visto solo separatamente
ma anche molto ansioso perché anche se il piano di questa
esposizione era nella mia testa da mesi, una cosa e' averlo in
testa e un'altra averlo sulle pareti".
La mostra e' una storia della verità, prosegue il filosofo
n.1 di Francia, "ma la verità concepita non come sostanza ma
come orizzonte e questo orizzonte presuppone un cammino che e'
avventuroso, fatto di avanzate e ritirate, sorprese e momenti di
stallo, insomma e' un'avventura".
Il percorso espositivo e' "sincronico", nel senso che non
ha un senso cronologico e si sviluppa secondo "momenti" che si
integrano e si incrociano.
Si apre con un'opera dell'artista
genovese Giulio Paolini dal titolo 'Mimesi' che rappresenta due
sculture di gesso, una di fronte all'altra, equivalenti, "come
se l'una fosse il riflesso dell'altra" e si chiude con un
dipinto di Basquiat, 'Il profeta'.
Ansel Kiefer ha realizzato
appositamente per l'occasione una reinterpretazione dell'Origine
del mondo di Gustave Courbet.
"Il messaggio della mostra - osserva il curatore - e' che la
verita' dev'essere la nostra preoccupazione comune altrimenti
non c'e' civilizzazione possibile". E conclude: "L'arte,
insieme alla filosofia e alla storia, ha sempre avuto un posto
centrale nella mia esistenza. Quello che mi colpisce dell'opera
oltre alla bellezza e' la capacita' di rendere le persone piu'
intelligenti".
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