La magnifica Basilica dei Santi
Quattro Coronati, vero gioiello incastonato in una fortezza medievale domina il
colle del Celio dall’altura cui si accede attraverso la via omonima, in
posizione del tutto defilata rispetto al classico itinerario
turistico-archeologico che comprende i più importanti monumenti del centro di
Roma.
Eppure pochi altri luoghi come
questo meritano una visita, magari soltanto per ammirare i notissimi affreschi
(risalenti al 1246) nell’Oratorio di San Silvestro, che descrivono le Storie di San Silvestro e di Costantino
Imperatore, compresa la porzione con la Donazione
di Costantino, che raffigura la concessione del potere temporale alla
Chiesa da parte dell’imperatore Romano, sulla base di un documento attribuito a
Costantino, che l’umanista Lorenzo Valla nel 1440 dimostrò inequivocabilmente
essere un falso.
Ma molti altri sono i motivi di
interesse di questo edificio, costruito originariamente nel IV secolo d.C. e
intitolato a quattro martiri cristiani, quattro scalpellini che si rifiutarono
di realizzare idoli pagani, non ultimo quello di ospitare una antichissima
comunità di suore agostiniane, che ogni giorno, da sempre, recitano i vespri
nella chiesa al dolce suono di una chitarra orizzontale.
Altra attrazione particolarissima è
poi il Chiostro, iniziato nel XIII secolo e rifatto nel Cinquecento, cui si
accede dalla navata sinistra della Chiesa, di grandissima eleganza con la sua
fila regolare di doppie colonne e la galleria. Come capita in diversi Chiostri
antichi di Roma, anche qui i portici sono costellati di lapidi, iscrizioni,
resti marmorei di diversa provenienza.
Tra le curiosità ci sono anche due
figure che hanno attratto la curiosità degli studiosi, rappresentando un
rompicapo.
La prima si trova all’ingresso del
Chiostro, su un muretto, ed è un insieme di quindici linee parallele
all’interno delle quali sono incise cifre romane in ordine sparso. E’ stato ipotizzato che si tratti di una
sorta di abaco, o di calcolatore ante
litteram, oppure che al contrario l’iscrizione raffigurasse una sorta di
gioco, probabilmente legato al tiro dei dadi.
L’altra figura si trova invece su
di una parete, in posizione quasi simmetrica rispetto alla prima, dall’altro
lato del Chiostro, e in questo caso si tratta di tre quadrati concentrici,
collegati tra di loro da linee centrali che terminano nel quadrato
centrale. Il riferimento al quale si è
pensato è quello del gioco del filetto, che è molto antico e si praticava già
nell’antica Grecia e in Egitto. Ma
alcuni studiosi fanno riferimento invece alla cosiddetta triplice cinta esoterica, che è stata ritrovata in diversi edifici
in Europa, in Asia, fino in Estremo Oriente: i tre quadrati sarebbero i tre
diversi livelli di conoscenza, legati al cammino spirituale che coinvolge le
tre diverse essenze umane: fisica, mentale e spirituale e la triplice cinta con la sua evidente
simbologia iniziatica finì perfino per essere adottata dall’Ordine dei
Templari.
Fabrizio Falconi, tratto da Misteri e Segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editori,
Fabrizio Falconi, tratto da Misteri e Segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton Editori,
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