E' raro trovare un libro così.
In The Master, l'irlandese Colm Tòibìn, è riuscito a realizzare una specie di miracolo. Prima di tutto linguistico: scegliendo di raccontare la vita dello scrittore Henry James lungo 4 anni, dal 1895 al 1898, Tòibìn si è trovato di fronte alla necessità di dover essere prima di tutto credibile. Non è mai facile raccontare la storia di uno scrittore.
Ancora di più quella di Henry James, un vero e proprio monumento all'assenza, visto che - come è noto - la sua biografia è priva di fatti privati notevoli, non ci sono matrimoni, fidanzamenti, figli, non ci sono tempeste o rovine. Sotto certi aspetti, anzi la vita di James è un mistero. Un mistero che ha lasciato terreno libero ai biografi del passato e recenti, lasciandoli liberi di argomentare a favore della presunta o vera omosessualità dello scrittore, o sulla sua presunta o vera verginità o atarassia o distacco dal desiderio.
Colm Tòibìn
Quel che ha interessato Tòibìn, e che lo scrittore irlandese è riuscito a cogliere con un così elevato tasso di classe e di credibilità, è il carattere di James, un carattere tutto in apparente sottrazione. Il che ovviamente non significava affatto che James fosse insensibile alla vita. Ne era, anzi, sostiene Tòibìn, irresistibilmente attratto: la sua passione per la vita era divorante, lo era troppo. Ma il destino lo aveva dotato di un'anima estremamente sensibile: sono eloquenti le ultime 3 pagine del romanzo, in cui viene rievocata una scena dell'infanzia di Henry, il suo commuoversi bambino, al solo ascoltare le cattiverie dei Murdstone, nel David Copperfield, letto ad alta voce dal padre.
E' proprio questa protezione dal mondo allora, questo non volersi far coinvolgere per non soffrire atrocemente, questa autoesclusione drammatica, interiore dal furore e dalle passioni del mondo che James praticò trovando come potente antidoto la narrazione. E anzi, fu proprio questo stare affacciato alla finestra, a permettergli quello sguardo lucido e profondo come un bisturi che in ogni suo romanzo, o racconto o novella breve fa precipitare il lettore nel mondo interiore dei suoi personaggi (specie di quelli femminili).
Tòibìn è qui un narratore incredibilmente discreto, sembra aver imparato la lezione di Henry James in modo esemplare e utilizza il suo stesso metodo per scolpirne il ritratto dal vero.
Un ritratto che nell'arco delle 360 pagine è non solo vivo, ma palpitante. Così doveva proprio essere James, come quell'uomo che di notte va sotto casa dell'amato, con il cuore disfatto, solo per vederne le luci di casa accese, senza salire, come quell'uomo che si dispera per l'amata Constance - che forse si è tolta la vita proprio per lui e per la sua assenza - come quell'uomo che non sa o non vuole spendere parole più del necessario, perché sa che tutto quello che serve è stato detto, e se è stato taciuto è ancora più eloquente.
Ma, verosimiglianza a parte, The Master è prima di tutto un romanzo. Un grande romanzo il cui oggetto, come in tutti i grandi romanzi, è la differenza di prospettiva tra la vita vissuta e la vita osservata.
Fabrizio Falconi
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