Raimon Panikkar
Qualche tempo fa Raimon Panikkar, prima di morire tracciava un bilancio dei cosiddetti anni zero, il primo decennio del terzo millennio.
Non è con enorme dispiacere che salutiamo questi Anni Zero - 01,02,03,04, ecc... - era in sintesi il suo pensiero. Chi è sufficientemente vecchio per ricordarlo, sa che alla fine del Ventesimo secolo si pensava al Duemila, come ad un obiettivo di progresso universale, ad una data fatidica che avrebbe segnato il raggiungimento di storici traguardi e la soluzione di molti problemi.
Invece, diceva Panikkar, questi anni zero non hanno portato granché. Alcuni problemi mondiali si sono aggravati. Le disuguaglianze del mondo sono rimaste immutate.
Ecco come descriveva lo stato globale il grande filosofo-teologo.
Una descrizione sintetica che purtroppo non è mutata nemmeno quando stiamo per entrare nell'anno 2015.
Immaginiamo il villaggio globale. Supponiamo che questo villaggio planetario sia formato da cento famiglie.
Di queste 100 famiglie, 60 non sanno leggere. 1 sola ha un'educazione a livello di scuola secondaria. 70 non hanno acqua potabile sicura; 80 vivono in abitazioni inadeguate, ciò che viene considerato come una condizione di vita normale.
6 hanno metà del reddito totale del villaggio, comprese le risorse naturali e il denaro, in modo che 94 famiglie vivono dell'altra metà.
Uno sguardo sulle caratteristiche poi di queste 6 famiglie ci può essere utile: di queste 6 famiglie, 4 e 1/2 sono indottrinate dalle notizie televisive; 5,3 trascorrono ogni settimana una media di tre ore e 1/2 davanti al televisore e 5 guardano 40.000 messaggi pubblicitari l'anno, che le rendono più condizionate dei topi di Skinner.
Raimon Panikkar
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