07/12/14

La (quasi) insostenibile perfezione della felicità - 'Stardust Memories'. (VIDEO)



In Stardust Memories (1980), di Woody Allen, c'è una delle più nitide elegie alla felicità umana, racchiusa in un paio di minuti di cinema.

Il regista Sandy Bates, che ripercorre in un esplicito omaggio a 8 e 1/2 di Fellini, la sua vita, i ricordi e il presente, tra il suo mestiere di cineasta e la sua vita privata, torna ad un certo punto del film a rivisitare il suo rapporto con Dorrie, una donna instabile e affascinante, con la quale ha troncato da poco. 

Nel ricordo di Sandy c'è in particolare, quello di un pomeriggio, a casa con Dorrie.  

Non era successo niente di particolare.  Un giorno di festa, una domenica come tante altre.  I due sono tornati da una passeggiata, non hanno niente di importante da fare.  Sandy mangia uno yogurt sul divano, Dorrie sfoglia una rivista, sdraiata sulla moquette.  In sottofondo c'è un vecchio standard di Louis Armstrong. 

La camera fissa, dopo l'introduzione della voce fuori campo di Bates, resta per più di un minuto sul volto di Dorrie-Charlotte Rampling, che si sente osservata, che intuisce, nel silenzio di quel lungo (eterno?) momento, la possibilità concreta della felicità umana, esistente su questa terra.  Condivisa. Insieme all'amato (e a chi a sua volta, ama). 

Le parole sono finite o non servono più.  Bisogna solo fermarsi, guardarsi, sorridere.  Socchiudere gli occhi forse, di fronte a tanta bellezza. Come un sogno, forse è già volata via. Come l'essenza, forse, è per sempre impressa in quel sentire eterno e non andrà mai più via.

Fabrizio Falconi 


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